Niente attività outdoor nelle aree boschive dei 114 centri abitati interessati, fra Basso Piemonte e le province di Genova e Savona. Vietato correre, fare escursionismo o raccogliere funghi. Sono consentite solo la cura degli orti e il “fare legna”. L’ordinanza del 13 gennaio del Ministero della Salute sarà valida fino a metà luglio. Analoghe misure cautelative sono già state emanate dalla Toscana e dall’Emilia-Romagna per le rispettive province confinanti con la Liguria.
Un altro flagello si abbatte sulle campagne di Piemonte e Liguria: è la peste suina, trasmessa da cinghiali, maiali e incroci di tali specie, che rischia di mettere in ginocchio addirittura la filiera alimentare italiana (valore di circa un miliardo di euro) per la presenza, in 114 centri fra Piemonte (78) e Liguria (36), di carcasse di suidi trovate in aree boschive. C’è il rischio, poi, di mettere pesantemente in crisi anche il trekking, la corsa in montagna, il trail running, cioè le attività outdoor che, da qualche anno, fanno sistema con il turismo, oltre a caccia e pesca. Una catastrofe che piove sul bagnato del Covid? Ne parliamo con Sergio Agosti, 52 anni, medico cardiologo nella vita di tutti i giorni, vicesindaco di Ronco Scrivia, comune del Genovesato toccato dall’ordinanza del 13 gennaio firmata dal Ministro della Salute: «Letta in termini stretti, l’ordinanza è “tranchant”. Niente attività outdoor nelle aree boschive connesse al nostro territorio. Non si può correre, né fare escursionismo, né raccogliere funghi. Sono consentite solo la cura degli orti e il “fare legna”. L’ordinanza dura sino a metà luglio».
Una mazzata con indubbie ripercussioni: «In tutti questi anni abbiamo cercato di valorizzare i sentieri della zona – racconta Agosti -, abbiamo organizzato corse in montagna, abbiamo stabilito convenzioni con bed and breakfast, ristoranti. Cerchiamo di valorizzare i prodotti locali, abbiamo visto un incremento del turismo in zona. Non ci voleva».
Cos’è la peste suina
Fin qui è “Agosti vice sindaco” a parlare. Al medico, invece, chiediamo lumi circa la peste suina: «Si tratta di un virus letale, la cui gravità può essere assimilata a quella dell’Ebola per gli uomini. È trasmissibile attraverso le suole delle scarpe; per fortuna non attacca l’uomo».
Ronco Scrivia ha una bella tradizione sportiva: per molti anni è stato organizzato il Giro del Monte Reale, prova del campionato italiano di corsa in montagna, nel 1981 si disputò il campionato ligure di maratona. La tradizione non è cessata: il locale centro di formazione fisico sportiva è encomiabile nel creare eventi come la Scalata di tana d’orso e la staffetta “tre per mille”, che richiamano partecipanti: «Andando al settore turismo, c’è tutto un indotto che rischia di essere ridimensionato pesantemente».
La parola alle Regioni
«La speranza, adesso, è che la Regione studi deroghe, proponga alternative come, ad esempio, sentieri percorribili in tranquillità, senza pericolo di trovarsi davanti a carcasse di animali. Penso che adesso sia un problema recepito da molti comuni».
I primi commenti del governatore della Liguria Giovanni Toti vanno proprio in questo senso, così come la reazione del sindaco di Genova, Marco Bucci, visto che l’ordinanza riguarda anche i percorsi del Parco del Righi e alture cittadine. Tutti cercano di trovare una soluzione ragionevole all’ennesima emergenza di questi anni così complicati.
Misure cautelative sono già state adottate anche da Emilia-Romagna e Toscana, dove c’è preoccupazione per le razze suine autoctone come, ad esempio la “Cinta senese”: un’ordinanza regionale ha vietato la caccia collettiva al cinghiale con l’ausilio di cani nella provincia di Massa Carrara, sul modello di quanto già emanato dall’Emilia-Romagna per le province di Parma e Piacenza, i territori di confine con la Liguria. Se dal monitoraggio effettuato dai cacciatori e dalle ASL dovessero risultare casi positivi, scatteranno misure più restrittive.