E’ una sorta di consuetudine analizzare a bocce ferme le maratone di Milano e Roma. Se avete notato, ho scritto prima la “capitale” del Nord, poiché questa volta ha battuto la capitale nel nostro Stivale come tempo realizzato sotto le guglie del Duomo, in realtà la disfida è stata vinta davanti ai Giardini Montanelli, lungo Corso Venezia.
Riproponiamo i tempi dei vincitori.
Milano: Ekiru 2h04’46”, Kiplagat 2h22’25.
Roma: Hey 2h08’37”, Megertu 2h 22’52.
A Milano si è parlata in lingua swahili, a Roma l’amarico. Per la lingua di Dante passare un’altra volta, forse tra qualche lustro!
Entriamo nel dettaglio dei numeri:
Milano arrivati in 6302, ultima a tagliare il traguardo Ana Jimenez (nata nel ’92) in 6h39’17”, poiché il tempo massimo era in 6h30 in 8 non dovrebbero essere classificati. Sotto le 2h30:18 classificati, oltre le 2h30: 335, oltre le 3 ore: 1589, oltre le 3h30: 3685, oltre le 4 ore: 5164, oltre le 4h30’: 5829; oltre le 5 ore: 6147; oltre le 5h 30: 6245: oltre le 6 ore: 6294; oltre le 6h 30’: 6302.
A Roma 8883 gli arrivati (pertanto resta la maratona più partecipata d’Italia) 7099 uomini e 1874 donne (attenzione gli stranieri ben 2584 almeno il 30%). Ultimo a tagliare il traguardo a Roma il giapponese Kimoto.
Poi ci sono i dati degli altri due eventi: La Maratona a Staffetta con incasso per le Charity 3552 a Milano (un’iniziativa veramente lodevole), mentre a Roma si parla di 18 mila presenze alla Stracittadina di 5 km. Questi sono i numeri, aridi finché volete, trovati sui due quotidiani sportivi delle due città interessate: La Gazzetta dello Sport di Milano e il Corriere dello Sport di Roma. Entrambe le testate si sono bellamente ignorate, nel corso della settimana, anzi addirittura a Milano alla prima delle due conferenze stampa il DT Antonio La Torre presente non è stato neppure citato, forse perché non conosciuto o riconosciuto, fate voi.
Tornando alle maratone Milano ha fatto “boom” il risultato cronometrico è eccezionale per le latitudini italiane, dove abbondano le maratone, ma con “crono” a volte d’altri tempi. I due responsi cronometrici realizzati a Milano (pioggia battente all’inizio, condizioni favorevoli durante lo svolgimento della gara) sono i migliori realizzati sul suolo italiano, quelli che vengono definiti record “all comers”. Il 2h04’46 del keniano della colonia Gabriele Rosa è un risultato importantissimo che mette la prova meneghina tra le più filanti – come si dice in gergo – al mondo. Questo è un punto sul quale partire, la battaglia è appena iniziata, ci sono voluti ben diciannove edizioni per diventare maggiorenni.
Roma ha sofferto, in primis un calo di partecipanti, imputabili di certo all’amministrazione che ha avuto la bella idea di mettere a bando la manifestazione, così tira e molla, l’ha allestita la Federazione, in cinque mesi, che tutto deve fare, ma non organizzare una maratona. Adesso, pare, entro maggio la Sindaca famosa per il suo “niet” olimpico, dopo aver mandato a monte anche la mezza maratona di giugno, deciderà a chi fare organizzare le prossime tre edizioni. La sofferenza continua. E in sofferenza scusate, c’è pure Milano, che sotto il profilo della comunicazione deve ancora fare qualche passo.