L’argento di Donato è tutto quel che resta della spedizione azzurra a Belgrado

L’argento di Donato è tutto quel che resta della spedizione azzurra a Belgrado

07 Marzo, 2017
Foto Giancarlo Colombo

Vi aspettate che scriva che Fabrizio Donato ha salvato la spedizione italiana agli Euroindoor di Belgrado? Credete che una medaglia pesantissima, vinta da un over 40 che piace tanto ai nostri lettori, possa fare ritornare, non dico molto, ma uno squarcio di sereno nell’atletica? Terzo interrogativo: pensate che con l’arrivo di Elio Locatelli, nuovo CT si possano rinverdire i fasti di un tempo?

A tutte le questioni in oggetto, chi scrive risponde di no, seppure con qualche distinguo. Spiego meglio. Partendo dal primo punto di domanda. Donato, non ha salvato nulla, ha solo mostrato una serietà, uno spirito di abnegazione, un attaccamento alla maglia azzurra senza confini. Un modo di intendere l’atletica in un mix di sacrificio e passione, con un pizzico di pazzia e di gioia nel vivere sui campi di allenamento durante l’anno. A ciò Donato ha aggiunto, con tanto di fascia da capitano, il suo carisma nei confronti di qualche giovane che speriamo crescerà.
Fabrizio “dagli occhi chiari come il mare” come cantava Georges Moustaki qualche decennio fa, ha versato qualche lacrimuccia in “zona mista” raccontandoci come ha deciso di proseguire la sua carriera, dopo la delusione di Rio dello scorso anno. Ora fa anche il tecnico di Andrew Howe, ammirevole pure lui in questa circostanza dopo anni di buio. Fabrizio e Andrew si divertono allenandosi.
Rimanendo nei salti in estensione che dire dell’imberbe Filippo Randazzo? Bene. Una promessa. Marcell Jacobs, invece, deve dimostrare di realizzare certe misure in queste occasioni.

Secondo step. La spedizione italiana vede rosso un’altra volta. Non ci parlino del quarto posto nella 4×400 (brava la Folorunso), a poco dal terzo gradino del podio e a pochi centesimi dal primato italiano. Signori, volevate un cambio di passo? Occorreva trovare un accordo con Libania Grenot, farla tornare dal suo eremo, dove oltre ad allenarsi, ballando il merengue o qualche altra evoluzione caraibica e, senza il forse, l’obiettivo poteva essere raggiunto.

Non ci parlino di Michel Tumi che si è scusato via facebook e via cantando. Si promuovono i mezzofondisti in primis Giulia Viola, che ora vive stabilmente tra le nebbie britanniche, i nuovi italiani Bouih, Razine e Yema Crippa con un distinguo per quest’ultimo, il ragazzo è parso abbastanza cotto, dopo una stagione invernale con molti (troppi?) impegni. Si promuove anche Silvano Chesani nell’alto, anche se la misura di 2,30 era alla sua portata, vista la qualificazione.

Come avete visto ho solo parlato dei “promossi”. Alla terza domanda si può rispondere che Locatelli, il CT si è preso una bella patata bollente tra le mani. Dice che questa sarà la sua ultima scommessa prima della pensione, chi scrive conosce benissimo le sue “credenziali”, ma qualcuno che ha commentato le gare in tv, che risponde al nome di Alberto Cova (Eurosport) ha detto che il suo compito deve essere anche quello di dare una raddrizzata a certi atleti che sono professionisti, ma non si comportano da tali.

Un paio di numeri finali: la Polonia è la nazione guida, l’Italia torna con il peggior bilancio degli ultimi 29 anni. Nelle secche di Rio ci siamo ancora. Purtroppo.