Con la fine del 2017, dopo il ritiro di Usain Bolt, quotidiani sportivi e non hanno cominciato a domandarsi chi fosse il suo erede. Qualcuno li ha mandati volgarmente al diavolo, sostenendo che l’atletica va avanti lo stesso. In tutti gli sport per cercare di difendersi dallo strapotere del calcio, in questo periodo di mondiali, anche senza azzurri, impazza in un modo (positivo) Cristiano Ronaldo, in quello meno positivo (Messi e Neymar). Si stratta di scovare un personaggio che sabbia tenere il cartellone.
Si era tentato in tutti i modi di puntare su Van Niekerk, sudafricano che sa correre dai 100 ai 400. Quest’ultimo pur non avendo lo stesso carisma di Usain s’è infortunato giocando con gli amici a rugby e ora riprenderà entro la fine dell’estate. Dal mio punto di vista in attesa che sbocci qualche altro velocista, Coleman e Baker non reggono il cartellone con Usain, provo pertanto a proporre un cubano: Juan Miguel Echevarria. Non un velocista, anche se per saltare in lungo occorre una velocità di base notevole, vi ricorda nulla Carl Lewis? Quest’atleta di 19 anni si era già messo in mostra quest’inverno andando a vincere il titolo mondiale sotto tetto a Birmingham, ma l’esplosione è avvenuta tra maggio e giugno. Ha iniziato con 8,53 all’Olimpico di Roma dietro al sudafricano Luvo Mayonga, l’impresa a Stoccolma in altra tappa della Diamond League atterrando nella sabbia a 8,83 (ultima prova) ma la sfortuna gli si è accanita contro, il vento per essere nella norma non può superare i 2,00 metri, il secondo alle spalle dell’atleta, purtroppo l’anemometro ha segnato + 2,1. Una vera e propria disdetta. Non si saltava a quelle misure da almeno una ventina d’anni.
Qualche giorno dopo Echevarria è volato a Ostrava, luogo dove Bolt ha vinto, si è esibito, ha intascato cospicui ingaggi, insomma è stato per quell’appuntamento in Repubblica Ceca la stella per parecchi anni. Echevarria nel lungo ha ingaggiato una lotta contro se stesso e dopo una serie sempre impressionante di salti ha fatto segnare finalmente come primato personale 8,66. Questa volta il vento se n’è stato tranquillo. Per dare un valore ulteriore ai salti che il cubano compie, sarà bene rammentare che il ragazzo è in grado di non regalare nulla alla pedana. Traduzione: stacca (inizia il suo volo) al massimo un paio di centimetri prima dell’asse di battuta, poi una sforbiciata verso il cielo e l’atterraggio nella sabbia. Il primato del mondo appartiene a Mike Powell con 8,95 in una storica finale con Carl Lewis ai Mondiali di Tokyo ’91.