“La corsa campestre ha tre gare che devono essere preservate come i panda”! Parole e musica di Carlo Giordani.
Più o meno così ha iniziato la sua breve conversazione con chi scrive domenica mattina a Villa Lagarina, alle porte di Rovereto, il presidente della Quercia, società organizzatrice del Cross della Vallagarina numero 42.
Che cosa voleva intendere? Presto detto.
La federazione dovrebbe evitare la concomitanza di queste prove con i campionati regionali, che non permettono ai più giovani di salire in una delle regioni d’Italia con più alto tasso atletico (in base alla popolazione) e prendere parte al cross più tecnico dei tre, in ordine cronologico dell’anno che sono: Campaccio, Vallagarina e Cinque Mulini.
Giordani ha pure riferito di avere inviato dette richieste alla federazione, non solo negli ultimi anni, ma la sua “supplica” è finita nel vuoto. In più ci ha messo in cosiddetto carico da quindici.
Per quale motivo la Fidal ha deciso di unificare societari e assoluti di campestre in una sola giornata definendoli “Festa del cross”? Tra l’altro, oltre un mese dopo (a marzo), l’ultimo dei tre avvenimenti agonistici sopraindicati. Così facendo si è tolta una prova nella specialità invernale.
Venendo a quanto è accaduto domenica, una nota di merito va alla piccola e coriacea Angeli Mattevi, nata nel 2000, vera e propria sorpresa della giornata. Campionessa europea under 20 della corsa in montagna, la trentina della Valle di Cembra ha corso nonostante la giovane età con un acume tattico di grande spessore. A suo agio, specie nelle ripide salite e discese lungo i filari delle viti del tracciato è partita con molta calma andando giro dopo giro a recuperare molte posizioni e chiudere al terzo posto, lasciandosi alle spalle Isabel Mattuzzi, favorita della gara che ha ceduto nell’ultimo giro.
Nella prova maschile il vincitore, l’etiope Telhaun Bekele ha battuto il favorito Jairus Birech (uomo da meno otto nelle siepi!) e confrontando il tempo dallo stesso atleta impiegato lo scorso anno, si è notato un miglioramento di oltre 40”! Dopo Bekele e Birech un vero e proprio baratro. La differenza che esiste tra gli africani nelle corse lunghe e il resto del mondo.