Noah Lyles e Sam Kendricks: Usa sugli scudi a Doha

Noah Lyles e Sam Kendricks: Usa sugli scudi a Doha

02 Ottobre, 2019
Foto Iaaf/Getty Images
Serata molto statunitense al Khalifa Stadium di Doha. Tutti si aspettavano fuochi d’artificio nei 200 metri, ma pur vincendo, Noah Lyles, deve lasciare lo scettro del re della serata al connazionale Sam Kendricks nell’asta (5,97). Quest’ultima è stata la gara più emozionante con continui capovolgimenti di fronte tra il vincitore, lo svedese Duplantis e il polacco Lisek.
Ributtiamoci sulla pista alla finale tanto attesa. La prima considerazione che dopo due anni nessuno può ancora pretendere di arrivare verso l’infinito, inteso come Usain Bolt. Coleman si è imposto nei 100 in un sontuoso 9”76, ma è un tipo introverso, non regala nulla al pubblico, non buca il video. Al contrario Noah Lyles è più estroverso, più guascone, basta vedere come si presenta sulla pista velocissima dello stadio nella capitale del Qatar, con i capelli brizzolati. Martedì sera ha vinto i 200, ma non ha neppure avvicinato il 19”50 dello scorso luglio di Losanna. Noah Lyles non è parso in forma straordinaria, ha battuto un ottimo De Grasse (Canada) e l’ecuadoregno Quinonez, entrambi sotto i 20” esattamente 19”95 e 19”98, i velocisti avevano nelle gambe i turni eliminatori che si sono palesati tutti.  Il Mondiale come le Olimpiadi hanno diversi turni, che gli atleti devono superare, minimo tre per accedere alla finale, erano un punto di forza di Usain che poi nel momento giusto faceva segnare crono da record del mondo, leggi Berlino 2009 (indimenticabile) per chi ha potuto viverlo “live”.
Venendo alle cose di casa nostra, ottimo “King” Davide Re nei 400, vinti in 45”08, discreto il capitano Gimbo Tamberi che nell’alto acciuffa la finale con 2,29. Passano il turno, le quattrocentiste a ostacoli con Folorunso e Pedroso, mentre nelle siepi i nostri Chiappinelli (primato personale) e Zoghlami se ne tornano a casa.
Una delle gare più belle della serata gli 800 metri vinti con lo strepitoso tempo di 1’42”34 dello statunitense Brazier, mai crono così veloce in un Mondiale davanti al bosniaco Amel Tuka, che dal 2014 si allena in Italia a Bussolengo con Gianni Ghidini, definito dallo stesso Tuka, il secondo papà e l’allenatore più bravo del mondo.
Già che ci siamo, finale anche per la bulgara Ivet Lalova, maritata Collio, nei 200 di stanza a Rieti allenata dal prof Bonomi. Dopo cinque giornate di gara il bottino è scarso, anche se ieri sera un buon Claudio Stecchi valicando l’asticella a 5,70 si è classificato, ottavo, finalista e considerando il settimo posto di Tortu e il terzo di Eleonora Giorgi, siamo alla misera quota di tre finalisti (N.d.R sono considerati i primi 8).