L’organizzazione del Palio del Drappo Verde, domenica 18 marzo a Verona, ci offre l’occasione per parlare dei riferimenti che Dante Alighieri fa, in numerose opere, alla corsa su strada e all’atletica leggera.
Nella città veneta gli abitanti organizzavano una gara annuale, la corsa del Palio, dove si correva nudi e il vincitore veniva omaggiato con un drappo di stoffa verde. Fu organizzata per la prima volta nel 1207 a celebrazione della vittoria di Verona sui conti di San Bonifazio e sulla famiglia Montecchi. Il Sommo Poeta li menziona nella Divina Commedia, Inferno, Canto XV, versi 121-4:
“Poi si rivolse, e parve di coloro
che corrono a Verona il drappo verde
per la campagna; e parve di costoro
quelli che vince, non colui che perde”
La gara di Verona aveva luogo la prima domenica di Quaresima ed era una delle feste alle quali prendeva parte tutta la cittadinanza. All’inizio la gara partiva dal quartiere Tombo, quindi da Santa Lucia, poi si sviluppava lungo le mura meridionali della città, attraversava un terreno piatto e infine rientrava nelle mura per terminare davanti al palazzo di San Fermo.
Dante descrive anche la corsa che avviene nell’Inferno, dove i dannati corrono in cerchio per l’eternità , spinti avanti da insetti che li pungono. Inoltre raffigura il diavolo come uno sprinter che sbatte le ali a tutta velocità.
Oltre alla Divina Commedia, si trovano riferimenti allo sport nel “De Monarchia”. Nel secondo libro (capitolo 7) si legge:
“Per mezzo di un certame (una competizione-ndr), invece, il giudizio di Dio si può manifestare in due modi. O attraverso un urto di forze, come avviene nei combattimenti fra campioni, nei quali gli avversari si chiamano anche duellanti, o attraverso una gara di più concorrenti che cercano di prevalere gli uni nei confronti degli altri nel raggiungere una certa meta, come avviene nelle gare di atleti che corrono verso un traguardo”.