Il bicchiere questa volta è mezzo pieno, anzi ad un certo punto il liquido poteva uscire dai bordi. L’Italia in sala esce a testa alta da Istanbul, dove si sono svolti gli Europei, nonostante il terribile terremoto che ha fiaccato l’intera Turchia. Due settimane prima dell’evento ad Ancona (Assoluti) non era ancora certa l’organizzazione dei campionati indoor, un paio di giorni dopo il benestare da parte della federazione turca.
La squadra italiana, forte di una cinquantina di novità, se ne torma a casa con la consapevolezza che nel Vecchio Continente la nostra figura la facciamo eccome.
La dichiarazione del DT Antonio La Torre poco prima dell’ultima gara (60hs) era improntata a una grande soddisfazione non solo per il numero di medaglie (sei, due ori e quattro argenti), ma pure la vittoria a squadre a punti, mai successa, considerando i risultati nei primi otto, con ben 20 finalisti.
E allora celebriamoli questi ragazzi/e, dai più giovani, come Samuele Ceccarelli che corre in spinta per 57 metri (dichiarazione di Paolo Camossi), una sorta di novità tecnica assoluta, oppure del gigante Zane Weir, nonno triestino, emigrato in Sudafrica plasmato da “Paolone” Dal Soglio che spara bordate incredibili con la palla di ferro. E che dire di Larissa Iapichino, esile, un fuscellino che atterra nella sabbia a sfiorare i sette metri e fa tremare le migliori specialiste d’Europa che poi lo sono anche nel mondo.
Che dire delle ragazze della staffetta del miglio che hanno fatto un autentico miracolo di audacia. In questo caso ritorna alla mente la dichiarazione del prof: “Bravi sono stati i tecnici Di Mulo e Pisani a catechizzare le ragazze, con un discorso da far impallidire Al Pacino nel film “Ogni maledetta domenica”. La 4×400 con Ayomide Folorunso tenuta in panchina, lei che è un’agonista nata, capace di correre un 400 a ritmi mai visti: 51”69, “crono” che ha permesso alle compagne di squadra di arrivare all’argento dietro le formidabili olandesi.
Un altro argento che suggella l’attività di dieci anni trascorsi sulle pedane, dopo aver conquistato la nazionalità italiana è quella di Daryia Derkach nel triplo. La bionda seguita da Alessandro Nocera finalmente torna a casa con qualcosa di concreto.
Per ultimo trattiamo Marcell Jacobs, capitano della nazionale. Il campione olimpico di certo non pensava di essere battuto da un carneade a livello internazionale. In entrambe le occasioni: Ancona e Istanbul ha inseguito Samuele, invano, lo ha raggiunto, ma mai superato. Non è una sconfitta che fa male, “il titolo è rimasto in casa” ha ricordato, sta di fatto che il campione olimpico anche questa volta ha dovuto combattere con vari acciacchi che ne minato la potenza e la fluidità. Tempo per recuperare c’è.
Intanto godiamoci questo ragazzo semplice, senza sponsor, compra le scarpe nei negozi di articoli sportivi, non ama i social, il ragazzo della porta accanto che dal lunedì al venerdì va ad allenarsi a Pietrasanta e nessuno o quasi, neppure i più incalliti amanti dell’atletica conoscevano. Poi tutti quelli non medagliati bravissimi pure loro.
P.S. In Italia c’è un solo impianto indoor degno di questo nome…