Il piccolo Carlo Alberto è volato in cielo

Il piccolo Carlo Alberto è volato in cielo

26 Gennaio, 2022
La squadra di Carlo Alberto Conte

Domenica 23 gennaio Carlo Alberto Conte, 12 anni, si è accasciato al suolo mentre stava partecipando alla sua prima gara di atletica, una campestre a Vittorio Veneto.

Il prossimo 27 marzo Carlo Alberto Conte avrebbe compiuto 13 anni. Nella serata di martedì 25 gennaio all’Ospedale di Treviso il suo cuore ha smesso di battere. Per sempre.

Domenica 23 gennaio nei prati di Vittorio Veneto il giovane atleta delle Fiamme Oro (nella foto in alto con il pettorale 161) stava prendendo parte al cross “Città della Vittoria”, la sua prima gara di atletica, i suoi primi 1000 metri cronometrati. Verso metà gara Carlo Alberto si è improvvisamente accasciato al suolo. L’assistenza all’atleta è stata immediata grazie alle due ambulanze presenti all’evento, una delle quali di soccorso avanzato. Ci sono stati altresì l’intervento tempestivo di due medici anestesisti, presenti occasionalmente sul posto, e il trasferimento con l’elisoccorso all’Ospedale di Treviso. Ma non è bastato.

Lo piangono papà Dino Massimiliano, mamma Valentina, la sorella Clementina, i compagni, gli allenatori e i dirigenti del gruppo sportivo della Polizia di Stato.

Carlo Alberto Conte

Il lutto delle Fiamme Oro Padova

«Per me e per tutti i miei collaboratori questo non è solamente un lavoro» – dichiara Sergio Baldo responsabile e direttore tecnico delle Fiamme Oro atletica – «Noi alleniamo e gestiamo ogni giorno i ragazzi come se fossero nostri figli, l’obiettivo principale non sono i risultati ma crescere insieme e fare gruppo. Sul campo condividiamo momenti meravigliosi e delusioni, perché siamo una squadra, oserei dire anche una famiglia per l’affetto e il coinvolgimento nelle vite dei nostri atleti. Da novembre 2021 Carlo Alberto faceva parte di questa squadra e ora tutte le Fiamme Oro non possono che stringersi attorno alla sua famiglia in un abbraccio davvero colmo di affetto».

«Questa notizia per me è un fulmine a ciel sereno» – commenta a caldo il capitano della squadra Roberto Bertolini – «Un anno fa sono diventato papà e anche per questo motivo la tragedia di Carlo Alberto mi ha colpito profondamente. Noi atleti della prima squadra rappresentiamo per i ragazzi del centro giovanile una sorta di modello, un riferimento e anche un obiettivo a cui tendere. Ci accomuna la passione immensa per questo sport e per questa squadra. So che per Carlo Alberto era esattamente così: lui voleva fare atletica con le Fiamme Oro e per questo motivo sarà per sempre un atleta cremisi perché non conta quante volte tu abbia indossato questa maglia o i risultati ottenuti, ma solo con quanto orgoglio tu l’abbia fatto».

  Carlo Alberto Conte abitava in Prato della Valle, la piazza simbolo di Padova, distante poche centinaia di metri dalla sede delle Fiamme Oro, il 2° Reparto Mobile della Polizia di Stato. Studente modello, frequentava la II media presso la Scuola “Giovanni Pascoli”.

Il ricordo di Rosanna, la sua allenatrice

«Carlo Alberto è entrato subito nel cuore della squadra, con la sua spontaneità, il suo modo di fare unico, la sua spiccata intelligenza» – rivela la sua allenatrice Rosanna Martin «Ieri mi sono sentita con un suo compagno di classe e di allenamento, abbiamo parlato di Carlo Alberto e lui mi ha detto che era tanto buono. Mi ha colpito questo aggettivo perché non è comune che i ragazzi lo usino per definire i coetanei, ma per Carlo Alberto è proprio azzeccato: buono e sensibile. Sorrido e mi commuovo ripensando a tanti episodi rivelatori del suo animo. Uno molto recente: al campo usavo sempre un paio di guanti rossi che però si erano bucati su un dito e Carlo Alberto lo aveva notato. Così a Natale è arrivato con un regalino per me: un bel paio di guanti rossi nuovi, senza buchi. Mi ha scaldato il cuore con quel gesto. Si era appassionato sempre più alle varie specialità dell’atletica, dalla corsa, ai salti, agli ostacoli e al lancio del vortex, che lui preferiva. Domenica ha voluto intensamente esserci, per essere della squadra e per indossare per la prima volta in gara la maglia delle Fiamme Oro, di cui andava orgogliosissimo. Questo mi rende felice. Resta una sofferenza enorme a cui come allenatrice è impossibile dare un senso, ma nel cuore ho la gioia di averlo conosciuto, abbracciato, aver tifato per lui e averlo stimolato ad essere un piccolo grande atleta».