Il sei gennaio coincide da anni, non da sempre, ma da tempo immemore, con una sorta di festa dell’atletica, quella vera, quella che attraversa i prati, fangosi o meno, innevati o intrisi di pioggia. Il sei gennaio fa rima con il Campaccio e poiché quando i nostri amici si troveranno di fronte al nuovo numero di “Zona Mista” sapranno benissimo come sono andate le cose, a chi scrive sembra opportuno dedicare spazio ad alcune considerazioni.
La prima. Quando un italiano riuscirà a vincere il Campaccio (ultimo vincitore un certo Francesco Panetta nel 1993), oppure la consorella Cinque Mulini (ultimo vincitore un certo Alberto Cova nel 1986) potremo far suonare le campane a festa. Il vento del mondo del mezzofondo prolungato che per parecchi anni è soffiato dalle nostre parti, è cambiato da troppo tempo. Il mondo ha indossato un abito diverso, fatto da gente che sa soffrire, che butta il cuore oltre l’ostacolo, gli atleti africani sono quelli in grado di mietere allori in continuazione, fanno parte di un continente che sforna a getto continuo personaggi di caratura mondiale, non solo keniani o etiopi, ora pure gli ugandesi, senza scordarci che i nordafricani recitano sempre la loro parte. L’Europa, e così l’Italia, resta al palo, ferma a debita distanza dall’Africa, basta leggere i risultati di Mondiali o di Olimpiadi e confrontarli con quelli del Vecchio Continente, a volte ci sono differenze cronometriche abissali, in qualsivoglia specialità del mezzofondo. Premessa che è stata lunga e doverosa per arrivare a raccontare chi con la maglia azzurra, quest’anno cercherà non di certo di rompere il cerchio africano, ma almeno di provarci.
Lui è l’atleta sul quale è giusto puntare: Yeman Crippa che al Campaccio è arrivato quarto (maledizione puntava al podio…). Yeman però c’è sempre. Il 7 ottobre era in finale nei dieci mila a Doha (ottavo) con il nuovo primato italiano tolto a Totò Antibo dopo trenta anni. Dopo solo due mesi, era pronto a dire la sua a Lisbona nel campionato europeo (terzo). Lunedì al Campaccio ha sputato l’anima, sognava il podio, è arrivato quarto. Intanto ha già stilato il programma che dovrebbe portarlo fino a Tokyo 2020, allenamenti (oggi parte per il Portogallo dove troverà un clima più mite che in Trentino), gare, tutto stabilito con il suo tecnico Massimo Pegoretti e con il DT La Torre. E dopo le Olimpiadi, a 15 giorni di distanza ci saranno gli Europei a Parigi, non crediate che Yeman nonostante abbia intenzione di doppiare l’impegno olimpico (5 e 10 mila) decida di soprassedere. Questo mai!
E’ un piccolo gioiello che dobbiamo conservare, in attesa che qualcun altro Faniel Eyob tanto per non fare nomi, confermi ciò che di buono ha mostrato alla Boclassic. L’allievo di Pertile si trova in quota per preparare una maratona a febbraio. Incrociamo le dita in attesa di un altro squillo, quello di Filippo Tortu che oltre ai Giochi non ha ancora svelato i suoi appuntamenti, si sa solo che si esprimerà principalmente sui 100 metri.