Si riparte. Senza squilli di tromba. La meta scelta in Lombardia è Brusaporto, pochi passi da Bergamo, dove il morbo ha mietuto migliaia di vittime. Tanto per intenderci Alzano Lombardo è lì, a due passi.
Brusaporto ha un impianto sportivo degno del nome, il campo di atletica domina, c’è calcetto, il tennis e verde, tanto verde, oltre a un discreto parcheggio. E’ sabato pomeriggio del primo giorno d’estate, l’atletica riprende vita, almeno quella in pista, almeno nelle gare veloci, nei lanci (a Brusaporto solo corse), per le corse lunghe su strada, invece, si va ancora a correre da soli, si segna il tempo, si stilano classifiche a distanza, non è più virtuale, non siamo più insultati, così armati di scarpe, pantaloncini e maglietta ci buttiamo sui nostri percorsi preferiti.
Nell’impianto di atletica bergamasco le regole per accedere al campo sportivo, o meglio alla tribuna sono ben precise: occorre dichiarare di essere immuni al Covid 19, non bisogna avere oltre 37,5 di temperatura che ti viene misurata all’ingresso e la mascherina è obbligatoria. Si rivedono, si fa per dire, visi di amici, ma la prima impressione è di essere al cospetto di una gara regionale, anche se come hanno giustamente sbandierato tutti, non di gara si tratta ma di test, dove i tempi non saranno omologati. L’importante è che il “malato” abbia preso un brodo, forse lo attendevamo più saporito, ma ci si deve accontentare.
Presenze di spicco tipo Edoardo Scotti, Vladimir Aceti, Vittoria Fontana e Chiara Melon che sono la nouvelle vague della velocità azzurra. Vittoria Fontana spicca per il suo modo di correre, c’è già chi la paragona a Manuela Levorato: grazia e temperamento sono due elementi a suo favore, per il resto aspettiamo. Bella sfida ripetuta tra i due “sbarbati” Vladimir ed Edoardo, sia nei 150 che nei 300, prima vince Vladi, poi Edo, il tutto sotto gli occhi di un soddisfatto Antonio La Torre DT, dello staff della CRL Lombardia, al quale va un ringraziamento, ma anche un sommesso consiglio che si vuole esaurire in poche semplici battute. Per quale motivo due parole di saluto ufficiali dopo tre mesi di clausura non sono state pronunciate? Si parlava quasi sottovoce, pareva uno dei tanti pomeriggi atletici, dove in tribuna a debita distanza, si sussurrava e tutto filava via senza un pizzico d’importanza o di saluto dopo un periodo che certamente non scorderemo. Così come non poteva passare inosservata la gara sugli 800 metri corsa a distanza, in corsia, distanziate di 100 metri. Come si dice da quelle parti: piuttosto che niente, meglio piuttosto!