Accadde… domani: le corse che furono, dal 4 al 9 maggio 

Accadde… domani: le corse che furono, dal 4 al 9 maggio 

03 Maggio, 2020
Foto: Giancarlo Colombo
Da lunedì 4 a sabato 9, ecco cosa accadde negli stessi giorni che stiamo vivendo.
4 maggio: Meb Keflezighi, record USA 10.0000 m; 5 maggio: il Portogallo domina la maratona di Parigi; 6 maggio: il “sub four” di Roger Bannister; 7 maggio: la prima volta di Arese nei 10.000 m; 9 maggio: maratona in pista al Polo Ground di New York con Dorando Pietri e 50.000 spettatori.

Come in un sapiente lavoro al mixer, la stagione della maratona lascia il posto a quella della pista. Accanto ai ricordi dei 42,195 km si inseriscono due corridori che brillano per completezza, perché si sono dimostrati eccellenti su più di una distanza, come Meb Keflezighi e Franco Arese. 

4 maggio 2002 – La riunione di Palo Alto (USA) apre come di consueto la stagione statunitense della pista. Giornata sì per Mebrahtom Keflezighi, che sulla scia di Abraham Chebii (il keniano vincerà con 27’04”20), chiude al quarto posto in 27’13”98, nuovo record USA, migliore dell’annoso tempo di Mark Nenow. Nato in Eritrea, Meb è emigrato a dieci anni prima in Italia e poi negli States, dove ha acquisito la cittadinanza. Successivamente si darà alla maratona, specialità in cui conquisterà l’argento ai Giochi olimpici di Atene 2004, preceduto da Stefano Baldini. Sui 42,195 km vincerà a New York nel 2009 e a Boston nel 2014 (nella foto), dove uno statunitense non vinceva dal lontano 1983 (Greg Meyer). 

5 maggio 1988 – Edizione tutta portoghese per la Maratona di Parigi, che ha ancora l’arrivo in salita nel Bois de Boulogne. Manuel Matias trionfa in 2:13’53”, uno dei crono più lenti nella storia della “Ville Lumière”, mentre Aurora Cunha vince in 2:34’56”. Non ci sono ancora i grandi nomi, la corsa parigina non offre lauti ingaggi come Londra o Chicago. Matias darà il meglio di sé nel 1994, nella coreana Gyeongyu, con 2:08’33”. La crossista Cunha la ritroveremo l’anno dopo, a Londra, a migliorarsi con 2:28’11”. 

6 maggio 1954 – Qui il calendario chiama in causa la storia del mezzofondo. Il nome di Roger Bannister è legato indissolubilmente al “sub four” (nacque anche un brand di abbigliamento sportivo), ossia al primo tempo sotto i quattro minuti nella distanza più britannica che esista: il miglio (1609,34 metri). Sulla pista di Oxford il longilineo studente in Medicina (1.85×72 kg), classe 1929, stabilì la migliore prestazione mondiale sulla distanza, aiutato da Chris Brasher e Chris Chataway, con passaggi di 57”5, 1’58”2, 3’00”5 e 3’43” ai 1.500 m. Il muro del miglio fu infranto con 3’59”4. Molte le leggende metropolitane in merito. Pare che Roger il giorno dopo abbia sostenuto un esame: “Ma lei è Bannister!”, avrebbe detto, stupito, il commissario. “Purtroppo sì”, avrebbe risposto educatamente il futuro e apprezzato dottore in Neurologia. Ancora adesso scendere sotto i 4’00” nel miglio è indice di classe quantomeno nazionale.

7 maggio 1970 – Franco Arese fa notizia nel meeting di Formia (LT). Siamo ancora all’inizio di stagione, ma il mezzofondista cuneese vince i 10.000 m in 29’28”2. Chiude in volata i 25 giri e terzo sarà Giuseppe Cindolo, 29’30”4, che a sua volta precede di poco Giuseppe Ardizzone, 29’31”4. È l’esordio sulla distanza per il grande mezzofondista di Centallo, abituato in allenamento a macinare chilometri, e non solo ripetute. Nel 1971 Arese vincerà il titolo europeo dei 1.500 m a Helsinki con 3’38”4 in una giornata indimenticabile per lo sport italiano. Sul finire dello stesso anno, la razione quotidiana di chilometri gli consentirà di vincere la maratona di San Silvestro, a Roma, in 2:24’27”.

9 maggio 1909 – Decisamente originale la formula della maratona in pista (in realtà un po’ più lunga: 42,193 km) al Polo Ground di New York. Ma ci sono 50.000 spettatori pronti ad applaudire l’italiano Dorando Pietri, diventato ormai una star oltreoceano, e capace di sfiancarsi in sfide da Barnum del podismo. Non molto fortunata la giornata. Vincerà (13 partenti) il francese Henry Saint-Yves in 2:44’05” davanti allo svedese John Svanberg (2:50’54”) e all’americano Ted Crooks (2:52’10”). L’omino di Carpi chiude, staccatissimo, al sesto posto in 2:58’19”. Troppe le competizioni accumulate in viaggi all’estero (anche in Argentina e Uruguay).