Una traversata delle Alpi partendo dalla Germania, passando per l’Austria e approdando infine in Italia. Affrontata in coppia, in sette tappe per sette giorni. È la Transalpine Run, un’esperienza da vivere, ma anche da raccontare.
Il mondo del trail è cambiato e sono nati tantissimi ultratrail più lunghi e più estremi, eppure il successo della Transalpine Run continua imperterrito e i 300 pettorali disponibili vengono esauriti già in primavera. Di solito pensiamo alla corsa come uno sport solitario, ma qui troviamo compagni che si sostengono spalla a spalla contro tutte le difficoltà giornaliere. All’inizio tutti sembrano più belli, più forti e più bravi, poi scopri che sono persone come te, piene di debolezze. E gli occhi non hanno più bisogno di nascondersi dietro gli occhiali da sole.
Parti pensando a tutti i chilometri che mancano e a tutte le salite che tocca ancora fare. Poi la vita si semplifica: devi solo alzarti, mangiare, correre e camminare tutto il giorno, cenare e andare a dormire. Nessun altro pensiero. Se non esistessero i telefoni potresti anche credere di essere finito in un altro mondo. Unica preoccupazione il cielo, che scruti per capire se pioverà o farà bello. E alla fine, ritornare alla vita di ogni giorno non è tanto facile. All’ultima tappa sfilano i cartelli: meno cinque chilometri, meno quattro, meno tre… Li hai tanto attesi e ora vorresti rimandarli, avere ancora un giorno, un orizzonte diverso, ancora una vita leggera e libera.
Le notti sanno diventare tremendamente lunghe alla Transalpine Run, ma anche troppo corte per riuscire a riposare davvero. Piove e fa freddo, basta così poco in montagna per passare da una stagione all’altra. Eppure dopo un po’ di chilometri ti accorgi di non aver bisogno di niente: le gambe si scaldano, le ore passano tra un sentiero in quota e un lago di cristallo. Non chiedo niente, solo di essere quello che sono: un uomo che ama ciò che sta facendo.
Continuare è un dono, alla Transalpine Run. Anche se il giorno prima ti sei ritirato, puoi continuare. Non sei più in classifica, ma i sentieri sono lì anche per te.
Ogni singolo passo dell’ultima tappa è memorabile, ogni chilometro che avvicina al traguardo una gioia e un rimpianto insieme. Gioia per essere riusciti ad arrivare qui. Rimpianto perché domani non ci saranno altre montagne, altri sentieri, altri compagni con cui condividere tutto questo.
Sofferenza e felicità, i doni che mi ha donato la Transalpine, per ricordarmi che tutti dobbiamo bruciare di passione, consumarci di gioia, di felicità, di giustizia, di desiderio, perché è questo il fuoco che illumina la notte, che scalda la vita.
Nota: questo contributo rappresenta una sintesi del reportage intitolato “Tra inferno e paradiso”, pubblicato su Correre n. 387, gennaio 2017, a firma dello stesso Autore