Un tempo restituito accompagna la lettura di Correre di dicembre. Visto dalla mia pianura padana, l’ultimo mese dell’anno è di nuovo un paradigma di pioggia e schiarite, meno nebbia di un tempo, ma temperature comunque basse. Non mancano bellissimi giorni di luce pulita, dove sul foglio azzurro del cielo la natura disegna graffiti in forma di rami spogli, come nell’immagine di copertina scattata da Pierluigi Benini. In giorni così, non uscire a correre è un delitto. Lo è (lo sarebbe) soprattutto per i preziosi benefici di salute che la corsa procura, sui quali insistiamo da anni. Ma delitto lo è ancora di più (il non uscire a correre) se si pensa all’occasione di felicità che si butta via.
Felicità che ha caratterizzato le più recenti grandi feste della corsa, gare che hanno assunto la dimensione dell’evento capace di coinvolgere i runner, ma anche gli amici e i familiari che li accompagnano: New York, Francoforte, Parma, Ravenna e Venezia sono le maratone che qui vi riproponiamo, oltre ad altre gare, e già abbiamo in cantiere le pagine-album dei ricordi di Firenze, Valencia, Reggio Emilia, che vi accompagneranno all’ingresso del nuovo anno dalle pagine di Correre di gennaio.
Ma l’inverno lascia spazio, anzi, offre occasione per una felicità più intima: uscire a correre, da soli o con amici, senza un programma di allenamento da rispettare, ma con la testa in “modalità progetto”: “L’esercizio di riguardare ed esaminare i nostri successi (e fallimenti) è importante, anche per passare a una fase decisamente più divertente. Quella di sognare la prossima sfida”. Così Julia Jones descrive bene il tesoro dell’inverno nell’ultima puntata di #runpatia.
Buona corsa d’inverno, allora, e buona (e calda) lettura di Correre di dicembre.