Un lavoro ricco di vantaggi, perché permette di sollecitare varie zone fisiologiche, ma anche una modalità utile all’allenatore per identificare il livello di efficienza di un podista e i relativi suoi limiti tecnici, fisiologici e non solo.
Su Correre di settembre Orlando Pizzolato parla di “progressione” e lo fa in modo analitico, per evidenziare il valore di questo tipo di lavoro, che è ricco di vantaggi, perché permette al runner di sollecitare varie zone fisiologiche nella stessa seduta e all’allenatore di identificare il livello di efficienza di un podista, farne emergere le difficoltà di esecuzione e da lì capire come lavorare per superare i limiti tecnici, fisiologici, ma anche mentali, ad esempio.
“La progressione di ritmo – commenta Pizzolato – è una seduta di allenamento tutto sommato poco praticata, perché non è proprio così semplice eseguirla. Molto spesso viene svolta per caso: si sta correndo con amici podisti che hanno un maggior livello di rendimento e correndo con loro si è portati ad accelerare tenendo un ritmo medio superiore al proprio standard. E molto spesso, al termine della seduta, si ha un particolare senso di euforia per essere riusciti a correre “facilmente” a un ritmo svelto. Tutto questo può essere comunque utile (anche al “morale”), ma non ha molto a che fare con i contenuti tecnici di una vera progressione”.
Progressione: a cosa serve?
“La progressione è un ottimo mezzo di allenamento, perché permette di sollecitare varie zone fisiologiche: capacità aerobica (ritmo della corsa media e del corto veloce), potenza aerobica (ritmo delle ripetute lunghe e medie) e sfociare per qualche minuto oltre la soglia anaerobica (ritmo delle ripetute brevi). Nel completare una progressione si potrebbe affermare di aver fatto “tutto in uno” proprio per aver attraversato varie importanti zone fisiologiche a cui di solito destiniamo differenti sedute. L’efficacia di tale stimolo è molto correlata ai tempi di lavoro. Se l’incremento dell’andatura, che di solito è di 10”/km, avvenisse a ogni chilometro, lo stimolo sarebbe tutto sommato blando. Quando invece si programma un periodo di lavoro più esteso a ogni specifica andatura, la sollecitazione risulta particolarmente efficace.
Progressione: come farla?
Pizzolato affronta poi, in dettaglio, i diversi tipi di progressione spiegando quali particolari curare e perché, ma anche le modalità che devono caratterizzare l’esecuzione della progressione. Nell’articolo pubblicato su Correre di settembre si parla di progressione “lunga” (la più utile per maratona e mezza maratona, anche perché sviluppa la capacità di produrre il “negative split”, cioè la seconda metà di gara corsa più velocemente della prima), di come misurare l’efficienza della progressione e di come affrontare le difficoltà ai differenti ritmi di corsa dosando la gradualità degli incrementi nel modo giusto, cioè non troppo blando, ma nemmeno troppo repentino.
L’obiettivo, per tutti, è diventare un podista “completo”: “I podisti completi – precisa Pizzolato – sono quelli che non solo svolgono tutto a “regola d’arte”, ma anche quelli che, alla richiesta di finire “al meglio”, sono in grado di percorrere un ultimo chilometro molto forte, anche al ritmo del massimo consumo di ossigeno”.
Nota: Questo testo rappresenta una sintesi del servizio “I segreti di una progressione efficace”, di Orlando Pizzolato, pubblicato su Correre n. 467, settembre 2023 (in edicola da inizio mese), alle pagine 26-28.