Il futuro dell’uomo (e della corsa) è nel DNA

Il futuro dell’uomo (e della corsa) è nel DNA

28 Febbraio, 2017
(Foto: 123RF)

Studi recenti e in continua evoluzione stanno permettendo di comprendere sempre meglio le informazioni contenute all’interno del nostro DNA. Con conseguenze importanti anche per la gestione organizzativa degli atleti e degli allenamenti.

Con questo metodo potrà essere messa a nudo la nostra soggettività da un punto di vista genetico e saranno quindi più chiare l’esposizione a potenziali malattie, la responsività ai farmaci, la predisposizione ad alimentarsi in un certo modo, la risposta individuale all’allenamento e la capacità di assimilarlo, monitorando il miglioramento e il divenire del nostro corpo.

Il sequenziamento del DNA è un processo complesso, i sistemi di lettura automatici sono costosi e ancora privilegio di pochi. In Italia abbiamo competenze di eccellenza, ma manca ancora un’infrastruttura di riferimento. Il progetto Human Technopole, che dovrebbe realizzarsi nell’area Expo di Milano, potrebbe essere un passo avanti fondamentale per il nostro Paese in un settore che cambierà a breve il destino dell’uomo, con ripercussioni anche nel mondo della salute e dello sport.

Le questioni legate a possibili cambiamenti nella strategia dell’allenamento riguarderanno un migliore impiego del tempo, un’alimentazione più mirata, personalizzata e finalizzata alla resa migliore e il monitoraggio del tutto attraverso la qualità e la tempistica dei meccanismi cellulari.

Si sa che nella fase di rigenerazione dei tessuti dopo un impegno fisico importante c’è un maggiore rischio di infortunio. Se i tempi individuali di rigenerazione in base a età e soggettività non sono rispettati, aumentano le possibilità di farsi male e l’allenamento è meno efficace. Ottimizzare questi aspetti con certezze che vanno al di là delle intuizioni significa elevare la gestione dell’atleta.

Se il traino sarà dato da un atleta che si avvarrà di tali informazioni per vincere, si scatenerà una rincorsa caotica al sequenziamento. Sarebbe però più oculato procedere per gradi, con studi coordinati a livello nazionale. Il futuro non è poi così lontano, perché la curva di crescita di queste conoscenze sarà esponenziale e si potrà rispondere in fretta a molti interrogativi ancora presenti.

Nota: Questo testo rappresenta una sintesi del servizio “Il futuro dell’uomo è nel DNA”, di Luca De Ponti e Stefano Gustincich, pubblicato su Correre n. 389, marzo 2017, alle pagine 74-76.

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