Zona mista – Ecco perché, anche senza Bolt, il Golden Gala vale il biglietto

Zona mista – Ecco perché, anche senza Bolt, il Golden Gala vale il biglietto

03 Giugno, 2014

Volete passare una serata diversa? Se vi trovate o vivete a Roma, andate di gran carriera ad acquistare un biglietto per il “Golden Gala Pietro Mennea”, che giovedì sera va in onda all’Olimpico. Dai, non fate gli schizzinosi, non c’è Usain Bolt, d’accordo, ma c’è Justyn Gatlin, uomo dalle braccia e gambe possenti, dallo sguardo truce, che lo scorso anno aveva trafitto proprio Usain all’Olimpico, lasciandolo con un palmo di naso.  Visto che quest’anno l’uomo più veloce al mondo è fermo ai box e per ancora qualche tempo non darà notizie di sé, “Giustino” potrebbe divenire l’ottavo Re di Roma.

La direzione di Correre mi ha ricordato di trattare con maggior respiro il mezzofondo e fondo. Presente all’appello consigliatomi dal prode Daniele Menarini, sono a snocciolare le gare alle quali prestare una certa attenzione. Comincio con Genzane Dibaba, la meno nota delle due sorelle, l’altra è Tirunesh, ma, invertendo anche l’ordine dei nomi, il prodotto cambia di poco. Genzane ha stampato tre primati mondiali nel corso dell’inverno sotto tetto, pertanto da seguire, con interesse, curiosità e apprensione, nei 5.000 m. Non scordiamoci Mohamed Aman negli 800 m, il giustiziere di Rudisha. Chi si ricorda l’ultima “Notturna” di Milano sotto un diluvio? L’etiope Aman, dall’indefinibile età, superò il mitico keniano allenato da un padre missionario. Un anno dopo, a Zurigo, con condizioni atmosferiche analoghe fotocopiò lo stesso risultato. Nei 1.500 m gli esili garretti di Asbel Kiprop dovrebbero garantire grandi cose al pubblico: il lungo africano è personaggio incredibile, capace di riscontri cronometrici impressionanti, a volte però mostra la corda, tatticamente parlando non è un fulmine di guerra. Volete lo spettacolo? Allora guardatevi Ezequiel Kemboi, il keniano campione olimpico dei 3.000 siepi, che quando è sicuro della vittoria finisce la gara in quinta/sesta corsia poi salta in braccio al secondo. È fatto così. È una sorta di Bolt del mezzofondo.

Poi, sempre rimanendo nel mezzofondo, ma questa volta femminile, consiglierei di seguire la cubana Sahily Diago, 18 anni, leader stagionale degli 800 m con 1’57”54 (L’Avana, 25 maggio). All’esordio in Diamond League se la vedrà con vecchie, si fa per dire, volpi del mezzofondo mondiale come Jepkosgei, Sum e la chiacchieratissima Semenya.

Poi ci sono gli azzurri, ma questa è un’altra storia, l’importante che tutti, né più, né meno, facciano in fondo la loro parte. Ci basta questo, anche perché l’ultimo che ha vinto una prova della Diamond League è stato Fabrizio Donato nel 2012, nel salto triplo, in una serata gonfia di pioggia in quel di Zurigo. Quel Donato che proprio due anni or sono vinse gli Europei di Helsinki, giunse terzo ai Giochi di Londra e si aggiudicò la tappa del circuito mondiale in Svizzera. L’avesse vinto qualsivoglia altro atleta di qualsivoglia altra disciplina sportiva avrebbe avuto ben altra considerazione.

A proposito, vedremo in pista all’Olimpico anche Andrew Howe nei 200 m.  Forza, rockstar dell’atletica italiana, un concerto lo puoi ancora tenere a ritmi alti!

Dimenticavo: qualora non foste a Roma, il Golden Gala Pietro Mennea lo potete seguire in tv, sulla Rai; si parte su Rai sport, poi si gira su Raitre e ancora su Rai sport.  Dalle 19:40 alle 23. Vedremo tutto.