Come direbbe uno sprovveduto lettore, cos’è il cross country? Risposta: è quella corsa che attraversa i prati, che nasce nella terra d’Albione nell’Ottocento, si espande specie nel Nord dell’Europa, cambia nome non appena si scende verso il mare, da noi diventa corsa campestre, in Spagna (fino a pochi anni fa il paradiso della specialità) si chiama corsa a traves, in Portogallo (altra terra di specialisti) prende il nome di corta-mato.
In Italia attecchisce all’inizio del Novecento, basta andare a leggere testi sacri (ho personali collezioni del 1921/1922) dove negli inserti de La Gazzetta dello Sport, l’attuale Sport Week per intenderci, in rigoroso bianco e nero la disciplina ludica della corsa nei prati è all’ordine del giorno, specie durante l’inverno.
Il tempo passa inesorabilmente, quasi un secolo dopo i mezzofondisti italiani dopo aver vissuto stagioni memorabili con il cross (leggi Pro Patria con sfide infinite con i lusitani dello Sporting di Lisbona), diminuiscono a vista d’occhio, quelli che eccellono, o sono in grado di dire la loro, passano alla maratona (potenza del dio denaro), così la corsa campestre italica scema a tal punto che la federazione in una sola giornata allestisce societari e assoluti. Nel frattempo alcune gare esalano l’ultimo respiro.
Oggi mi sono venuti incontro quei benedetti/maledetti capaci di “giocare” su facebook (cloaca massima dell’informazione e disinformazione) e d’inviarmi sulla mia pagina social il video del “Liverpool cross di Sefton Park” indicativa per gli Europei di Hyèrès in Francia il 13 dicembre.
Nei cinque minuti di filmato (gara femminile) quello che balza all’occhio è il grandissimo numero delle concorrenti, che agli appassionati della disciplina non può che fare piacere. Questo è un raffronto impietoso con la “Carsolina” che si è disputata al confine con la Slovenia. Non solo come numero di atlete, pure per qualità delle interpreti, infatti, la Gran Bretagna fa sempre man bassa di risultati negli Europei di cross. Tra l’altro i “rumors” che ci arrivano dal Carso non sono dei migliori: il nostro pratista per eccellenza, non me ne voglia, ma non ancora maratoneta Andrea Lalli si è fermato al sesto chilometro, mentre la “stellina” Federica Del Buono dopo il successo di Levico è andata ad Alcobendas a mangiare il fango ed ha fatto bene. A Sgonico (Trieste) avrebbe vinto facilmente, mentre in terra iberica e finita solo al 12º posto. Com’è duro il fango altrui! Adesso attendiamo i convocati per la nazionale. Poi ne discutiamo.
Il fine settimana ha offerto a Milano una premiazione simpaticissima quella della Bracco Atletica campione d’Italia assoluta tra le donne. Sono sfilate delle ragazze giovani, simpatiche, fresche, allegre che ogni tanto possono ridare smalto a questa atletica che a volte tende a incupirsi, non ricordandosi che tutto, inteso come discipline sportive, passa da noi, dall’atletica e d’inverno sui prati. Ricordarselo a volte fa bene.