Le Olimpiadi di Pechino 2008 in cui vestì la maglia azzurra sono solo un lontano ricordo. Da tre anni la maratoneta Vincenza Sicari è costretta in un letto d’ospedale da una malattia non ancora diagnosticata. Ed è da qui che lancia il suo appello, l’ennesimo: “Datemi una diagnosi, ditemi di cosa sto morendo”.
La 37enne chiede di fare chiarezza tramite un video dall’Ospedale Sant’Andrea di Roma e per voce degli avvocati Luana Sciamanna e Giorgia La Leggia, che dal 28 dicembre ne costituiscono il collegio difensivo.
L’avvocato Luana Sciamanna: “Lamentiamo sia l’assenza che la mancata ricerca di una diagnosi. Il suo calvario si protrae da oltre tre anni, da quando Vincenza ha cominciato ad accusare stanchezza muscolare e febbre. Si sono susseguiti ricoveri in diverse strutture in tutta Italia, fino a questo ricovero al Sant’Andrea iniziato il 21 novembre. Vincenza ora è paraplegica, la fisioterapia finora è stata senza esito e non si evidenzia un quadro diagnostico certo”.
Continua Sciamanna: “La nostra assistita nel 2014 ha scoperto un timoma, subendo poi la completa asportazione del timo. Un’operazione che non ha portato però allo sperato miglioramento del suo stato di salute. Al contrario, i sintomi si acutizzano, fino alla completa paralisi degli arti inferiori. Un periodo tribolato, durante il quale la FIDAL è stata sempre al fianco di Vincenza”.
L’avvocato Giorgia La Leggia: “Dalla cartella clinica emerge che dal 21 novembre al 21 dicembre Vincenza Sicari non è stata sottoposta ad alcun trattamento diagnostico o terapeutico presso il Sant’Andrea. Il nosocomio di Bari, in cui era precedentemente ricoverata, aveva richiesto una PET total body che è stata realizzata solo il 4 gennaio, quando nonostante la mancanza di una diagnosi è stata dichiarata dimissibile e le viene prescritto un trattamento riabilitativo e un ausilio psicologico. Viene anche richiesto il consenso per acquisire materiale genetico”.
“Non accusiamo nessuno, chiediamo solo di fare chiarezza. Oggi andremo in Regione Lazio, a chiedere un trasferimento a Tor Vergata finalizzato a fare tutti gli esami e ottenere finalmente un quadro certo e complessivo della situazione. In cartella clinica non si trovano gli esiti di esami che però risultano fatti in altri ospedali”.
Il presidente della FIDAL Alfio Giomi: “Questa vicenda ci ha coinvolti sul piano affettivo. Oltre me e al Segretario Generale Fabio Pagliara le sono stati vicino anche tanti rappresentanti della Federazione e dirigenti di società. Abbiamo apprezzato l’atteggiamento professionale del collegio difensivo. Quello che ci auguriamo tutti è che venga dimostrata ancora una volta l’eccellenza della sanità italiana, e si giunga a una diagnosi”.