Si è corsa a Londra la Müller British Athletics Marathon e 20km Walk Trials. Era dal 1980 che nel Regno Unito non ci si affidava a una prova ad hoc (tipo trials USA), per selezionare maratonete e maratoneti per i Giochi olimpici. Grande gara del trentanovenne Chris Thompson (2:10’52”) e della scozzese Stephanie Davis (2:27’16”).
La Gran Bretagna ha affidato la scelta dei maratoneti da iscrivere alla maratona dei Giochi olimpici di Tokyo a una gara disputata ad hoc, che si è svolta nella mattina di venerdì 26 marzo su un circuito di 3,3 km ricavato all’interno dei Royal Botanic Gardens di Kew, nel sud-ovest di Londra, e che è stata organizzata da David Bedford, ex primatista mondiale dei 10.000 m e a lungo a capo della London marathon.
Non accadeva dal 1980 che nel Regno Unito si organizzassero dei veri e propri trials, perché la selezione, che avviene in base a un protocollo in più fasi, di solito si basa sui risultati della London marathon, che però anche quest’anno, come già nel 2020, è stata spostata nella seconda parte di stagione.
L’indimenticabile settimana di Chris Thompson
Protagonista di questa maratona di selezione olimpica è stato il trentanovenne Chris Thompson (nella foto), che ha vinto in rimonta in 2:10’52” (primato personale), tempo che è migliore dello standard di qualificazione ai Giochi olimpici (2:11’30”). Secondo gli statistici britannici si tratterebbe della venticinquesima maglia britannica per Thompson, che cominciò la carriera con la nazionale partecipando ai Mondiali under 20 del 1998 nei 3.000 m a siepi. Una settimana davvero indimenticabile per Thompson, che lunedì scorso, 22 marzo, aveva festeggiato con la moglie, Jemma Simpson, la nascita del primo figlio, Theodore.
La sua vittoria è arrivata dopo una gara in rimonta: al passaggio alla mezza maratona Thompson accusava un ritardo di circa 20 secondi rispetto al terzetto di testa composto da Ben Connor, Dewi Griffiths e Mohamud Aadan, (transitati in 1:04’42”). Il gap dai battistrada è salito fino ai 36” rilevati al passaggio dal trentesimo chilometro, ma nei successivi 5 km Thompson ha recuperato tutto lo svantaggio lanciando un finale a tre con Connor e Aadan, di cui ha fatto le spese da subito il gallese Griffiths.
Rimonta da brivido
Al trentaduesimo chilometro si era fermato Callum Hawkins, incaricato di fare da pace-maker. Quarto alla maratona dei Mondiali di Doha 2019, Hawkins era già stato preconvocato per la squadra olimpica e ha corso per fornire ai selezionatori britannici una prova di condizione e per aiutare i connazionali nel loro obiettivo di guadagnare a loro volta la convocazione per la gara olimpica di Tokyo.
Al passaggio dal quarantesimo chilometro Thompson aveva già messo tra sé e la coppia di avversari un distacco di 44 secondi. Alle sue spalle Connor ha concluso in 2:12:06, fornendo così ai selezionatori la prova di efficienza richiesta a convalida dello standard di qualificazione ottenuto alla Virgin Money London Marathon dello scorso ottobre, dove aveva corso in 2:11’20”. Aadan è arrivato terzo in 2:12’20”, al debutto sulla distanza.
Il trionfo di Stephanie Davis
La gara femminile, dove sono stati impiegati due pacemaker maschi, è stata dominata da Stephanie Davis (nella foto), peraltro l’unica donna che ha corso con già in tasca la convocazione per Tokyo, guadagnata a Valencia 2019 (2:27’42”). La scozzese ha seguito da vicino i pacer fino a metà percorso (1:14’05”), quando il gruppo di testa si era ridotto a cinque concorrenti: Davis, Sarah Inglis, Natasha Cockram, Lily Partridge e Charlotte Arter (al debutto). In stretta analogia con quanto accaduto nella prova maschile, dal venticinquesimo al trentesimo chilometro il vantaggio della Davis sulle avversarie è salito da 4 a 52”. La Davis ha tagliato il traguardo migliorando addirittura il tempo di Valencia con un 2:27’16” che rappresenta il primato personale.
Ai selezionatori britannici restano ora da individuare le altre due titolari del ticket olimpico. Tra le assenti nella maratona del 26 marzo ce ne sono tre che dispongono già del minimo di accesso alla gara di Tokyo: Jess Piasecki, Charlotte Purdue e Steph Twell.