Ottava Settimana
Scarpe e maratona: è tempo di scegliere le calzature da usare in gara
La Venicemarathon 2024 si avvicina: da lunedì 2 settembre abbiamo a disposizione otto settimane complete di allenamento per correre la gara di domenica 27 ottobre.
È questo il momento giusto per programmare quali scarpe useremo quel giorno.
La maggior parte degli appassionati usa un solo paio di scarpe per tutta la preparazione.
È una scelta di prudenza: vi trovate bene con quel modello di scarpa e lo usate in tutti gli allenamenti.
Il rischio è che con tutti i chilometri che avete già percorso e con quelli che ancora dovrete percorrere, quelle scarpe risultino “scariche” al momento della gara. Un rischio che è ancora maggiore se, quando avete cominciato la preparazione per questa Venicemarathon, le vostre amate scarpe erano già con voi da un po’ di tempo.
“Scarica”, riferito a una calzatura da running, significa che la calzatura ha sostanzialmente perso le due capacità fondamentali di
• 1) assorbimento degli urti da impatto (“ammortizzazione” / “ammortizzamento” sono i termini che si usano per indicare queste funzioni della nostra scarpa da corsa)
• 2) contributo alla risposta elastica che il piede produce nel momento della spinta verso il passo successivo (negli ultimi tempi si usa per questa capacità della scarpa l’espressione “ritorno di energia”, tipica, ad esempio, delle cosiddette “maxi-scarpe”, con piastra in carbonio).
Correre una maratona con una scarpa priva di queste capacità, o comunque con le capacità stesse ridotte al minimo, significa, nella migliore delle ipotesi, fare molta più fatica e nella peggiore delle ipotesi esporsi a un infortunio.
Cosa fare?
1) Calcolare il chilometraggio totale della nostra scarpa per la maratona:
partiamo da una considerazione generale: le calzature di queste ultime stagioni sono prodotte utilizzando “schiume” per l’intersuola estremamente morbide. Questo aumenta il comfort della scarpa rispetto ai modelli di concezione tradizionale, ma fa diminuire la durata della calzatura stessa.
In sintesi: è prudente non utilizzare una scarpa da running oltre i 500 km di corsa totale.
Calcolate, quindi, l’età in chilometri della vostra scarpa.
2) Ridurre l’uso della scarpa da maratona
Se dal calcolo dell’età in chilometri emerge un chilometraggio totale non superiore a 250-300 km, potete “centellinare” l’uso in allenamento della scarpa che calzerete domenica 27 ottobre.
Non è necessario, infatti, usare la stessa scarpa per tutti gli allenamenti del vostro programma.
È invece consigliabile effettuare i “lunghissimi” con la stessa scarpa che utilizzerete in gara (stiamo parlando delle sedute di lavoro indicate come “LL”, quelle della domenica, in genere ogni quindici giorni, nella tabella “Performance” che molti di voi stanno seguendo).
Questo perché correre tanti chilometri di seguito vi permetterà di scoprire eventuali limiti del rapporto scarpa-piede. Gli allenamenti chiamati “lunghissimo” o “lungo lento” sono anche questo: un’attendibile simulazione di quello che proverete durante la maratona, anche se non state correndo a ritmo-maratona.
Per gli altri allenamenti utilizzerete un’altra calzatura della medesima categoria di quella che state usando. Può essere un’altra scarpa non molto usata della vostra dotazione oppure una nuova. In questo secondo caso prevedete sempre, per sicurezza, di calzarle per qualche giorno nel vostro tempo libero, per permettere a piede e scarpa di conoscersi un po’ e prendere confidenza, prima di cominciare a usarle in tutti gli altri allenamenti escluso il lunghissimo (per “categoria” intendiamo, ad esempio, “protettive ammortizzate” o “protettive stabili” (anti-pronazione), secondo le definizioni che utilizziamo nella nostra pubblicazione semestrale “Scarpe&Sport”).
3) (oppure:) Acquistare un secondo paio di scarpe identico a quello che state usando
È un’ipotesi che viene presa raramente in considerazione, ma non è da escludere: se le scarpe con cui pensiamo di correre la maratona vanno verso il “fine-vita efficiente”, compriamone un altro paio identico e, con le dovute operazioni preliminari già descritte in questo contenuto, cominciamo a usarle in allenamento.
Il diffuso timore di molti runner è che il non uso di una scarpa nuova ne causi il deterioramento, ma questo rischio è stato escluso di recente anche dal nostro esperto di scarpe da running, Filippo Pavesi.
Su CorrereTV, infatti, durante la striscia quotidiana dedicata ai Giochi olimpici, Filippo ha affrontato questa eventualità rispondendo a una domanda dei follower: «Non è una cattiva idea – ha riconosciuto Pavesi – soprattutto in queste ultime stagioni in cui fra un edizione di un modello e quella successiva intervengono modifiche anche importanti: se mi trovo bene col modello x numero 8, non è detto che lo stesso modello, all’edizione 9 conservi le caratteristiche che mi sono congeniali.»
«Alla preoccupazione “Una scarpa nuova può invecchiare se rimane in un ripostiglio senza essere usata” mi sento di rispondere “no, se è conservata in un luogo asciutto e possibilmente senza luce solare. Anche se una scarpa non è una bottiglia di vino, infatti, il calore sviluppato dalla luce solare può danneggiare la calzatura. Rispetto a un luogo buio e asciutto come, ad esempio, un guardaroba – ha precisato Pavesi – la nostra nuova scarpa non si troverà certo in condizioni peggiori di quelle che ha dovuto affrontare durante il trasporto per nave, in container, dai luoghi di produzione all’Europa e nel successivo stoccaggio nei grandi hub di distribuzione, fasi alle quali risulta essere sopravvissuta brillantemente.»
I runner più esperti hanno già messo da parte quel paio di scarpe (usate e in buone condizioni) con il quale vorranno correre il giorno della gara e sanno che dovranno tornare a utilizzarle almeno negli ultimi due lunghissimi del programma.
I consigli qui descritti sono rivolti a chi ancora non ha avuto la possibilità di accumulare questa esperienza.