Siria, nessuna notizia su Domenico Quirico, inviato de “La Stampa” e maratoneta

Siria, nessuna notizia su Domenico Quirico, inviato de “La Stampa” e maratoneta

02 Maggio, 2013

La Stampa rompe il muro del silenzio e racconta che sono più di 20 giorni che ha perso i contatti con il proprio inviato in Siria, Domenico Quirico.
Quirico si trovava nella zona di Homs quando non ha dato più notizie di sè; l’ultimo sms risale al 9 aprile.
La vicenda è riassunta sul sito internet del quotidiano torinese:
«Da venti giorni abbiamo perso i contatti con il nostro inviato Domenico Quirico, in Siria per una serie di reportage dalla zona di Homs». Lo ha annunciato il direttore de La Stampa, Mario Calabresi, sul sito lastampa.it.
«Due settimane di ricerche, fatte in modo silenzioso e riservato ma in ogni direzione, coordinate dall’Unità di crisi della Farnesina – ha riferito il direttore Calabresi – non hanno dato sinora alcun risultato concreto e così abbiamo condiviso con le autorità italiane e la famiglia la decisione di rendere pubblica la sua scomparsa, sperando di allargare il numero delle persone che potrebbero aiutarci ad avere informazioni».
Calabresi ha poi aggiunto che «Domenico è entrato in Siria il 6 aprile, attraverso il confine libanese, diretto verso Homs, area calda dei combattimenti, per poi spingersi, se ce ne fosse stata la possibilità, fino alla periferia di Damasco. Era partito dall’Italia il 5 aprile per Beirut, dove era rimasto una giornata in attesa che i suoi contatti si materializzassero: la mattina di sabato 6 aprile gli abbiamo telefonato per avvisarlo del rapimento dei colleghi della Rai nella zona di Idlib. Ci ha spiegato che il suo percorso sarebbe stato completamente diverso e che ci avrebbe richiamato una volta passato il confine. Nel pomeriggio, alle 18:10, ha mandato un sms con cui annunciava al responsabile Esteri de La Stampa di essere in territorio siriano».
«Due giorni dopo, lunedì 8 – prosegue Calabresi- ha prima mandato un messaggio alla moglie Giulietta, per confermarle che era in Siria e che era tutto ok, poi verso sera l’ha chiamata a casa. La linea era molto disturbata, ha spiegato che di lì a poco il cellulare non avrebbe preso più e che le persone con cui viaggiava gli avevano chiesto di non utilizzare il satellitare, che sarebbe stato quindi in silenzio per qualche giorno ma di non preoccuparsi. Martedì 9 ha ancora mandato un sms a un collega della Rai nel quale diceva di essere sulla strada per Homs. E’ stato questo l’ultimo contatto diretto avuto con Domenico».
«Prima di partire ci aveva avvisato che non avrebbe scritto niente mentre era in Siria e che per circa una settimana sarebbe rimasto in silenzio: la copertura della rete dei cellulari è saltata in molte zone dell’area di Homs e usare il satellitare non è prudente perché così si segnala la propria presenza».
Il direttore ha inoltre spiegato che «d’accordo con la famiglia dopo sei giorni di silenzio, lunedì 15 aprile, abbiamo avvisato l’Unità di Crisi della Farnesina del viaggio di Quirico e del suo silenzio. Il giorno dopo abbiamo fornito ogni elemento sui suoi spostamenti per far partire le ricerche. Ricerche che non si sono mai interrotte, e di cui apprezziamo gli sforzi fatti in ogni direzione, ma dal terreno fino ad oggi non sono arrivati segnali di alcun tipo».
Dopo l’annuncio di Calabresi, un comunicato della Farnesina: «Il ministro Bonino segue personalmente il caso. E’ da giorni impegnato, in costante contatto con il quotidiano torinese e con la famiglia del giornalista, per chiarire la vicenda». Domenico Quirico, 62 anni, sempre in prima linea negli ultimi tempi, è uno dei giornalisti italiani più seri e preparati nell’affrontare situazioni a rischio, non di certo inesperto, più volte incappato in circostanze difficili di questo tipo.
Ma Domenico, oltre a essere un grade reporter, è anche un grande maratoneta, un uomo abituato alla fatica e ai lunghi silenzi. Noi di Correre ci auguriamo che anche questa volta sia solo un lungo silenzio, un lungo respiro prima dello sprint finale e, così come conclude Calabresi, «Restiamo tenacemente attaccati alla speranza di aver al più presto sue notizie».