Siepi: argento e bronzo Italia

Siepi: argento e bronzo Italia

19 Agosto, 2022
Foto Francesca Grana

Grandissima Italia nella finale dei 3000 siepi agli Europei di atletica leggera a Monaco.
Tre azzurri in testa fino all’ultimo giro con Ahmed Abdelwahed e i gemelli Osama e Ala Zoghlami a dettare il ritmo.
Solo il finlandese, con un’azione decisiva nelle battute finali, è riuscito a infilare il trio prendendosi l’oro.
Argento al collo di Abdelwahed e bronzo per Osama Zoghlami. Settimo Ala Zoghlami.

Non pochi avranno strabuzzato gli occhi davanti alla tv vedendo all’opera i gemelli, praticamente identici, Zoghlami. Per approfondire la loro conoscenza vi riproponiamo l’intervista che Francesca Grana ha firmato sulle pagine di Correre nel numero di marzo 2022.

Ala e Osama Zoghlami: o forse sei tu

Terzetto che vince non si cambia: a Palermo abbiamo incontrato i gemelli Ala e Osama Zoghlami, olimpionici nei 3.000 siepi, e l’allenatore che li ha portati alla ribalta internazionale, Gaspare Polizzi

La prima notizia è che due gemelli praticamente identici possono correre in maniera molto diversa tra loro. Non chiedeteci chi ha la falcata più corta e cadenzata o chi quella più ampia e rotonda: non sapremmo più rispondervi. A riuscirci sarebbe invece Gaspare Polizzi, “il Prof”, che i due Zoghlami li allena da dieci anni. E che ogni sera, al saluto “A domani, Prof”, risponde con un laconico/iconico «Se mi sveglio». Seguono constatazioni sul fatto che invece sarà proprio il Prof ad assistere a quelli altrui. Di funerali, si intende. Capito il clima? Proseguiamo. 

I fratelli Zoghlami con Gaspare Polizzi – Foto Francesca Grana

Palermo, casa e bottega

La seconda notizia è che, a volte, venire inclusi in un «Andatevene a fan*** tutti e tre» cumulativo e di commiato, è segno di accettazione, motivo per cui ce lo siamo presi sorridendo, baciati dal sole di una ventosa mattinata palermitana.

Una di quelle giornate con una luce talmente calda che ti fanno venire voglia di abitarci in quella città, per poterne assaporare con calma ogni vicolo, ogni ombra, ogni sapore e ogni metro di corsa.

Ala e Osama Zoghlami la propria casa se la sono scelta in una posizione strategica: a pochi minuti dalla pista dello stadio delle Palme e dalla sua pineta, giusto qualche chilometro in più dall’anello sterrato del campo “Tenente Carmelo Onorato” (nelle foto), romantico impianto nel quartiere Boccadifalco, di proprietà dell’Esercito e con un’imminente partecipazione del CUS Palermo.

CUS Palermo, già, la prima società che investì sul talento dei due fratelli di origine tunisina, mettendoli nelle condizioni di lasciare Valderice per trasferirsi nel capoluogo e allenarsi sotto la guida tecnica di Gaspare Polizzi, storico tecnico della società, classe 1943. Sul piatto anche un appartamento in città e il sostegno per finire gli studi.

C’è un segreto nell’essere gemelli?

«Con Ala c’è un rapporto privilegiato rispetto a quello con gli altri fratelli, certe volte sembra che pensiamo le stesse cose, pur senza dircelo prima. Essere in due aiuta tantissimo… ma mica per il discorso di sostenerci a vicenda, come si potrebbe pensare! Nel senso che nessuno dei due ha voglia di essere sfottuto dall’altro e quindi si innesca una “sana” competizione in tutto ciò che facciamo» sorride Osama.

«“Oggi t’ho massacrato!” ce lo rinfacciamo per tutto, dalle partite alla Play agli allenamenti» rincara Ala ridendo.

«Poi ovviamente ci si aiuta pure, tipo alla Festa dell’Endurance del 2020. Io venivo da un anno e mezzo di infortunio, lui doveva rifarsi dai campionati italiani dell’anno prima. Non era un gran periodo per nessuno dei due, né a livello mentale né a livello di rapporti con la Federazione. Senza bisogno di metterci d’accordo, siamo partiti forte e abbiamo chiuso forte, tornando a far parlare i fatti» aggiunge il poliziotto, tornato serio. 

Come mai proprio la stessa gara?

«È lui che si è intromesso!» scherza Ala. «Io sono stato il primo a fare le siepi, quando ancora esisteva la finale dei campionati di società come grande evento della stagione. Nemmeno sapevo cosa fossero questi 3.000 a siepi che dovevo coprire per il CUS, all’epoca giocavo ancora a calcio!» ricorda il finalista olimpico. 

L’impressione più bella che vi ha lasciato l’atletica?

«Ritrovarmi Polizzi ai campionati italiani di Rovereto, quando riuscii a realizzare il minimo per Tokyo all’ultimo giorno disponibile. Ero tesissimo, perché rischiavo di non farle, ’ste Olimpiadi, ma non mi aspettavo che il Prof riuscisse a venire, accollandosi le cinque ore di macchina del viaggio dal raduno a Sestriere con Ussem (Osama, ndr). Anche lui sapeva che 8’22” lo valevo, ma non sapevamo come si sarebbe potuta mettere la gara. Mi ha fatto impazzire umiliare la gente che pensava non valessi quel tempo, mi piace un sacco ’sta cosa» ricorda Ala a proposito del titolo italiano vinto in 8’17”65.

Cos’ha di buono la vostra situazione a Palermo?

«È tutto a portata di mano, abbiamo un’équipe su cui poter contare (il fisioterapista Filippo Cacciola, il medico sportivo Michele Marciano, l’ortopedico Silvano Maggio, l’osteopata Marco Petrucci, il radiologo Angelo Iovane e il massaggiatore Vincenzo Agnello), un bel gruppo d’allenamento, un clima favorevole e una varietà di percorsi su cui poter correre. E poi c’è Polizzi, uno dei migliori allenatori al mondo. All’inizio il rapporto era quello fra atleta e allenatore, poi è diventato più come tra padre e figlio, mentre ora siamo quasi dei migliori amici. Non è uno che ti dà il programma e basta, sta lì e ti ascolta, e mica solo con noi due, con tutti. Quando tira fuori il cronometro è molto esigente e smette di scherzare, ma subito dopo ci prendiamo in giro come se avessimo tutti trent’anni. Più si avvicina l’evento e più lui entra sotto pressione, ma riesce a non trasmettercelo e cerca sempre che tutto vada liscio» racconta Osama. 

«L’unica cosa che ci manca è la fiducia di uno sponsor. E a volte anche la fiducia di quelli che stanno al vertice. “Cannare” qualche competizione è umano, mica siamo delle macchine, però abbiamo sempre dimostrato che quando c’è da correre forte, noi lo facciamo. Un anno misero pure in dubbio un mio primato personale perché realizzato qui a Palermo, poi però ho smentito tutti coi tempi successivi. Sembra sempre che quello che facciamo non basti mai, alla fine abbiamo imparato a correre per noi stessi» aggiunge in chiusura l’atleta.