Dare del “tu” alla fatica è una delle capacità che fanno di un runner un buon maratoneta, quella che nei “terribili” chilometri che vanno dal trentesimo al traguardo può fare la differenza tra fermarsi o concludere, magari con il “personal best”. Su Correre di novembre Orlando ci ricorda che possiamo migliorare la capacità di sopportazione della fatica inserendo nel programma di allenamento alcune sedute ad hoc.
«Come sempre − spiega Orlando −, quando si tratta di allenamento, l’obiettivo è generare adattamenti». Vediamoli:
– adattamento strutturale, per favorire la tenuta muscolare e articolare alle sollecitazioni generate da ogni impatto col terreno;
– adattamento metabolico, per rendere le fibre muscolari in grado di produrre energia utilizzando buona parte degli acidi grassi, favorendo così un risparmio energetico;
– adattamento psicologico, per favorire il quale bisogna lavorare anche sulla tattica di gara, rendendola adeguata alle proprie caratteristiche.
La gamma di sedute per “imparare a soffrire” è ampia. Orlando ne suggerisce quattro, molto specifiche, elaborate dalla sua esperienza con tantissimi appassionati proprio per creare adattamenti altrettanto specifici, specialmente a livello psicologico:
Prima proposta: prove brevi + ritmo maratona
Seconda proposta: ritmo maratona + ripetute brevi + ritmo maratona
Terza proposta: accelerazioni dal ritmo maratona
Quarta proposta: corsa media stoppata
Su Correre di novembre queste sedute vengono spiegate in dettaglio (pagine 40-44) con un’avvertenza importante da parte del più seguito preparatore di runner: «Le sedute proposte determinano elevato disagio, una situazione niente affatto piacevole e gratificante, ma necessaria in quanto propedeutica a sensazioni simili a quelle che si sentiranno in gara. Quanto ho proposto non sono quindi semplici sedute di allenamento, ma occasioni di addestramento per non farsi cogliere impreparati alla morsa della fatica sul finale di una maratona».