Grazie alla registrazione automatica dei programmi televisivi, oggi si dispone dell’opportunità di accedere in ogni momento a ciò che si vuol vedere. Fine della battaglia del telecomando. Che in casa mia non esisterebbe comunque più: da qualche tempo gli interessi sono diventati univoci nei confronti delle trasmissioni sportive, e così si trascorrono piacevoli momenti insieme. Atletica ma non solo: tennis (tantissimo), ciclismo (molto) e nuoto, in ordine di preferenza.
I meeting di atletica, però, ci coinvolgono maggiormente, perché spesso vi gareggiano atleti conosciuti di persona. In occasione dei test degli stage estivi che faccio sulla pista di St. Moritz, sede di raduno di tanti atleti professionisti, abbiamo conosciuto direttamente i corridori del gruppo con a capo Mo Farah, vale a dire Rupp, Ritzeneihn, Centrovitz, ma anche quelli del Bowerman TC, con in testa Evan Jager, assieme a Lomong, Derrick, Huling, Fernandez. E poi c’è anche il mitico Lagat, gentile e affabile come non mi sarei aspettato.
E che dire di Mutaz Essa Barshim, che twitta regolarmente con mia figlia Chiara: tanto incredibile sulle pedane quanto disponibile in altri momenti.
Quando questi “amici” gareggiano, il coinvolgimento è particolare: si assimilino informazioni tecniche, primati e dati. E approfitto della circostanza per complimentarmi con “l’onnisciente” Bragagna, e con i bravi, anzi, bravissimi Nicola Roggero e Stefano Baldini. Non sempre però si possono gestire al meglio le situazioni: i Campionati europei di Zurigo, ad esempio, sono coincisi con il momento di maggior carico di lavoro, perché si svolgevano in concomitanza con il periodo dei miei stage estivi. Le mie figlie si sono però comportate da abili reporter, annotando i momenti più rilevanti delle gare.
Non mancano ovviamente le discussioni, non tanto per gli aspetti tecnici, ma piuttosto perché si parteggia maggiormente per l’uno o per l’altro degli atleti.
Ecco. L’atletica, secondo me, per “bucare il video”, avrebbe bisogno di questo contatto diretto con i protagonisti. Certo, non è pensabile che i tantissimi telespettatori inchiodati dalle gare di Zurigo possano avere tutti la fortuna di poter conoscere dal vivo campioni di quel calibro, ma in molti possono avere un amico che ha frequentato le piste, o solo in gioventù o ancora oggi da Master. E da lui possono farsi spiegare, raccontare e, soprattutto, fornire elementi per poter misurare il valore delle prestazioni, dando una quotazione in fatica e sacrificio a metri e centimetri, minuti, secondi e centesimi. Quello che a molti manca, in effetti, è la consapevolezza della difficoltà delle azioni che stanno guardando, quella consapevolezza che invece tutti abbiamo nei confronti di una partita di calcio, per aver provato, almeno una volta, il brivido di un tiro in porta.