Mondiali indoor – 3a giornata: Dibaba e Aman dominatori, Fassinotti sesto, Magnani nona

Mondiali indoor – 3a giornata: Dibaba e Aman dominatori, Fassinotti sesto, Magnani nona

10 Marzo, 2014

Emozioni a non finire nell’ultima giornata dei Mondiali Indoor di Sopot, dove Genzebe Dibaba si conferma regina del mezzofondo, Caleb Ndiku batte l’intramontabile Bernard Lagat e Shelly Ann Fraser Pryce diventa la settima di sempre sui 60 m con 6”98. Bravi Marco Fassinotti, sesto nell’alto vinto da Barshim con 2,38 m e Margherita Magnani, nona nei 3.000 m.

3.000 m donne – Finale – In una delle gare clou dell’intera rassegna, Genzebe Dibaba ha vinto il titolo mondiale dei 3.000 m due anni dopo il successo sui 1.500 m a Istanbul. La finale è stata condotta su andature da maratona, con un passaggio al primo chilometro in 3’24”50. Il ritmo si è ravvivato ai 2 km, quando Dibaba è passata in 6’16”10 con un parziale di 2’51”60 nel secondo 1.000 m. La fuoriclaase etiope ha preso il largo nell’ultimo chilometro scavando un vantaggio di una trentina di metri e piazzatndo una terza frazione di gara in 2’38”94 per concludere in 8’55”04 davanti alla campionessa uscente Hellen Obiri, argento in 8’57”72 e a Maryam Yusuf Jamal, bronzo in 7’59”16. Brava l’azzurra Margherita Magnani, che con il nono posto in 9’10”13 ha sfiorato un piazzamento tra le prime otto nella sua prima grande finale iridata. «Speravo in una gara impostata su un ritmo veloce nella prima parte, perché volevo battere il mio record. Non mi aspettavo un passaggio da 3’24” al primo chilometro! L’ottavo posto sarebbe stata la ciliegina sulla torta, ma non posso lamentarmi. Essere in questa manifestazione mi ha caricato molto».

3.000 m uomini – FinaleCaleb Ndiku succede a Bernard Lagat nell’albo d’oro dei 3.000 m al termine di una finale molto tattica con passaggi lenti nei primi 2 km (2’48”83 ai 1.000 m e 5’32”36 ai 2.000 m) prima della bagarre nei due giri finali, dove è emerso Ndiku, specialista dei 1.500 m con un personale all’aperto di 3’29”50  e un successo ai Mondiali Juniores di Moncton 2010 in carriera, ma sempre più proiettato verso le distanze più lunghe.  A stupire è soprattutto l’intramontabile Lagat, che a 39 anni è salito sul secondo gradino del podio che si aggiunge ai tre successi sulla distanza (Budapest 2004, Doha 2010 e Istanbul 2012) anche se coltivava il sogno di superare Haile Gebrselassie nella graduatoria dei plurititolati di questa rassegna al coperto. Sul terzo gradino del podio è salito l’argento olimpico dei 5.000 m Dejen Gebremeskel, che con 7’55”39 ha avuto la meglio sullo statunitense Galen Rupp e sull’argento Hagos Gebrehiwet con il tempo di 7’55”39.

800 m uomini – Finale – Mohamed Aman ha rivinto il titolo mondiale degli 800 m due anni dopo il successo di Istanbul. Il ventenne etiope è ora a quota tre, considerando la vittoria all’aperto a Mosca della scorsa estate. Non è stata però una vittoria facile, dovendo fare i conti con gli scatenati polacchi Adam Kszczot e Marcin Lewandowski incitati a gran voce dal pubblico di casa. Lewandowski era ancora in testa ai 600 m (passaggio in 1’20”57) quando Aman ha innestato il turbo. Con un grande finale nell’ultimo giro, Aman ha trionfato in 1’46”40 davanti a Kszczot (1’46”76). Originariamente Lewandowski aveva tagliato il traguardo in terza posizione, ma la notizia della sua successiva squalifica ha gelato la Ergo Arena. È stato così promosso in terza posizione il britannico Andrew Osagie, che con il tempo di 1’47”10 ha confermato il bronzo di Istanbul 2012.

«È stata una gara molto tattica come avviene in una finale di Campionato. I due ragazzi polacchi hanno dato il massimo per regalare qualcosa al loro Paese. Non è stato facile batterli a casa loro. Mi mancano ancora l’oro olimpico e i record del mondo. Questo è solo l’inizio», ha detto Aman.

800 m donne – finale – La statunitense Chanelle Price ha regalato una delle più grandi sorprese dei Campionati vincendo la finale degli 800 m con la migliore prestazione mondiale dell’anno di 2’00”09 con una gara di testa dal primo all’ultimo metro resistendo nel finale al tentativo di rimonta della polacca Angelika Chichoka, che ha regalato l’argento al Paese ospitante in 2’00”45 precedendo la bielorussa Marina Arzamasova (2’00”79).

Le altre finali della terza giornata

60 m donne – La campionessa olimpica e mondiale all’aperto, Shelly Ann Fraser, ha aggiunto il titolo mondiale dei 60 m alla sua straordinaria bacheca nella prima partecipazione ai Mondiali indoor. “The Pocket Rocket” ha compiuto un’impresa in grande stile diventando con 6”98 la settima donna di sempre. Come a Mosca ha battuto l’ivoriana Murielle Ahouré, che ha stabilito il suo stagionale con 7”01 (arrivando a due centesimi dal personale stabilito lo scorso anno a Birmingham). La statunitense Tianna Bartoletta, che ha sposato un calabrese, ha vinto il bronzo con il personale stagionale di 7”06 precedendo la britannica Asha Phillip, quarta in 7”1.

60 a ostacoli uomini – Lo statunitense Omo Osaghae succede a Aries Merritt vincendo per un solo centesimo di secondo sul francese Pascal Martinot Lagarde in 7”45 eguagliando il primato mondiale stagionale con 7”45. Terzo il francese Garfield Darien, che migliora il suo primato con 7”47 precedendo il britannico di origini italiane Andrew Pozzi (7”53).

Salto in alto uomini – Il giovane fenomeno del Qatar Mutaz Essa Barshim ha vinto un’eccellente finale di salto in alto con 2,38 m, a pari misura con il primatista europeo Ivan Ukhov. Barshim non ha commesso alcun errore superando tutte le misure fino a 2,38 m al primo tentativo, prima di concedersi tre prove a 2,40 m, misura con cui avrebbe eguagliato il personale stabilito lo scorso anno a Eugene. Ukhov, salito a 2,42 m quest’inverno, ha superato 2,20, 2,29 e 2,34 m sempre alla prima, per poi sbagliare due tentativi a 2,38 m. Medaglia di bronzo all’ucraino Andriy Protsenko, che ha superato i 2,36 m al primo tentativo.

Bravo anche il primatista italiano Marco Fassinotti, che alla sua prima finale mondiale ha chiuso al sesto posto con 2,29 m. Il torinese ha avuto un percorso netto superando sempre alla prima 2,20, 2,25 e 2,29 m prima di commettere tre errori a 2,32 m.

“Non sono soddisfatto. Superare 2,32 m mi avrebbe dato un’indicazione più precisa del mio stato attuale. Questo mondiale mi ha detto che devo ancora crescere. Devo imparare a fornire la prestazione quando conta. Anche se avessi saltato 2,32 m sarei arrivato comunque sesto”, ha dichiarato a caldo Fassinotti.

Salto con l’asta donne – La cubana Yarisley Silva ha vinto il primo oro della carriera con 4,70 m dopo l’argento olimpico di Londra e il bronzo mondiale di Mosca. Tutte le prime quattro hanno superato 4,70 m, ma l’oro è andato alla cubana per un numero minore di errori rispetto alla russa Anzhelika Sidorova e alla ceca Jirina Svobodova, che si sono divise il secondo gradino del podio.

Salto triplo uomini – Il russo di origini nigeriane Lyukman Adams ha vinto a sorpresa la finale del triplo maschile con 17,37 m all’ultimo tentativo (migliore prestazione mondiale dell’anno) superando i favoriti cubani Ernesto Revé (che conduceva con 17,33 m al secondo tentativo) e l’argento all’aperto Pedro Pablo Pichardo (17,24 m). Adams fu bronzo due anni fa a Istanbul davanti ai nostri Fabrizio Donato e Daniele Greco.

Salto in lungo donneEloyse Lesueur ha regalato alla Francia la prima medaglia d’oro di questi campionati con un salto da 6,85 m al quarto tentativo, che le ha permesso di superare l’eptathleta britannica Katarina Johnson Thompson, in testa fino a quel punto con 6,81 m alla seconda prova. Lesueur ha vinto la seconda medaglia d’oro importante della sua carriera tre anni dopo il successo agli Europei all’aperto di Helsinki nel 2012. Grande la soddisfazione anche per Johnson Thompson, giovane talento dell’eptathlon in grado di eccellere sia nelle prove multiple sia nel lungo e nell’alto. La ragazza di Liverpool, emersa nel 2009 con la vittoria nell’eptathlon ai Mondiali Allievi di Bressanone, ha vinto l’oro ai Mondiali Juniores di Barcellona nel lungo ed è stata quinta ai Mondiali di Mosca 2013 nell’eptathlon. Quest’anno ha strappato il record britannico del salto in alto, detenuto da Jessica Ennis, superando 1,96 M. La serba Ivana Spanovic ha bissato il bronzo di Mosca ottenendo la misura di 6,77 m.

Staffetta 4×400 m uomini – I Mondiali di Sopot si sono conclusi in bellezza con il record del mondo della 4×400 statunitense, che ha battuto il primato del mondo correndo in 3’02”13 con un quartetto formato da Clemons, Verburg, Butler e Calvin Smith, figlio dell’omonimo ex primatista mondiale dei 100 m. Argento per la Gran Bretagna in 3’03”49 davanti alla Giamaica (3’03”69, record nazionale indoor).

Staffetta 4×400 donne – Gli Stati Uniti si riprendono lo scettro della 4×400 m lasciato alla Gran Bretagna a Istanbul, imponendosi in 3’24”83 (migliore prestazione mondiale dell’anno) con un quartetto formato da Hastings, Atkins, la campionessa individuale McCorory e Tate. Argento alla Giamaica (che schierava Hall, McLaughlin, Spencer e McPherson) in 3’26”54 davanti alla Gran Bretagna (Child, Cox, Adeoye e la campionessa mondiale outdoor Christina Ohuruogu), terza in 3’28”39.

Classifica per nazioni – Gli Stati Uniti hanno dominato il medagliere con otto ori, due argenti e due bronzi davanti a Russia (3-2-2), Etiopia (2-2-1) e Gran Bretagna (1-2-3). Per l’Italia zero medaglie, come era successo altre volte, ma va detto che la preparazione di molti azzurri è finalizzata verso l’appuntamento con gli Europei di Zurigo di quest’estate. Gli Stati Uniti hanno dominato la classifica a punti con 142 punti davanti ai padroni di casa della Polonia e alla Russia, appaiate al secondo posto con 66 punti. Si difende la Gran Bretagna, quarta con 61 punti davanti alla Germania (48 punti). L’Italia entra in classifica grazie ai 3 punti raccolti da Fassinotti nel salto in alto, ma del mondiale polacco piace ricordare anche il nono posto di Margherita Magnani nei 3.000 m, la finale sfiorata da Marzia Caravelli nei 60 a ostacoli con 7”97 e il record italiano della 4×400 femminile.