Come proteggersi dalla metatarsalgia e fare in modo che non degeneri in problemi più importanti
I metatarsi costituiscono un complesso anatomico formato da cinque ossa lunghe che originano dalla linea articolare distale dei cuneiformi e del cuboide e si articolano distalmente con le singole dita.
Tali ossa hanno una base, un corpo e una testa. La base è sempre più voluminosa della testa, che è la porzione anatomica che ci interessa prendere in considerazione a proposito della metatarsalgia, infiammazione da sovraccarico funzionale o da trauma compressivo delle articolazioni metatarso-falangee nella parte anteriore del piede che può essere associata anche a borsite reattiva delle articolazioni (ovvero alla formazione di liquido infiammatorio in corrispondenza delle capsule articolari).
Un eccessivo carico parziale può sollecitare oltremodo una delle articolazioni; tra esse le più esposte alla classica metatarsalgia sono quelle corrispondenti al secondo, al terzo e al quarto metatarso. Le sindromi infiammatorie insorgono con maggior facilità quando le parti molli in corrispondenza dell’avampiede si assottigliano, esponendo maggiormente l’articolazione al trauma da impatto. In casi estremi si può arrivare alla lussazione dell’articolazione stessa, che fa venire meno la giustapposizione dei due capi articolari.
La metatarsalgia del primo raggio del piede è più propriamente definita sesamoidite, perché coinvolge le
due ossa accessorie, i sesamoidi appunto, posizionate al di sotto della testa del primo metatarso. In questo caso l’infiammazione interessa le articolazioni presenti tra sesamoide e testa metatarsale.
Metatarsalgia: i sintomi
Nelle fasi iniziali la sintomatologia può essere silente. Il sovraccarico funzionale può manifestarsi in corrispondenza di una o più teste metatarsali con semplici segni di ipercheratosi, ovvero di un ispessimento della cute, fino ad arrivare a callosità vere e proprie.
Nel caso di una reazione infiammatoria con produzione di liquido in sede periarticolare è presente localmente un dolore che si esacerba camminando e ancora di più durante la corsa, quando il peso del corpo grava sull’articolazione interessata. Può inoltre manifestarsi la sensazione di avere sotto il piede un corpo estraneo che fa spessore: in realtà non è altro che il liquido contenuto nella borsa infiammata. In genere il disagio è maggiore ai primi passi mattutini e tende ad attenuarsi nel corso della giornata. Le calzature con suola rigida e bassa di solito sono mal sopportate, mentre il fastidio si attenua con suole in gomma di buon spessore.
Quando la borsite reattiva è di una certa importanza possono essere coinvolti dal dolore anche i nervi interdigitali, per fenomeni di compressione. In questi casi il male è più acuto e si può presentare la necessità di togliere la calzatura per limitarlo.
Metatarsalgia: le cause
Le teste dei metatarsi sul piano traverso formano un disegno strutturale che ricorda un arco convesso rispetto al piano di appoggio. Tale arco è flessibile proprio per smorzare l’impatto con il suolo e adattarsi alle eventuali asperità e irregolarità del terreno; la sua funzione e la sua struttura sono concepite per una regolare distribuzione dei pesi e delle forze che si estrinsecano a livello dell’avampiede.
Quando queste forze non si distribuiscono in modo corretto, per motivi di carattere morfologico (pensiamo ad esempio al caso di un primo metatarso troppo corto, che favorisce un eccesso di carico sul secondo) o per un’anomala funzionalità articolare, l’arco anteriore traverso può deteriorarsi e perdere la sua naturale flessibilità.
Col passare del tempo poi, spesso in relazione a un eccessivo utilizzo fisiologico come nel caso della corsa, può avere la tendenza a invertire la sua struttura convessa, andando verso la concavità.
Altre cause di infiammazione possono nascere da uno o più traumi diretti dovuti a irregolarità della superficie di appoggio (sassi, buche, radici eccetera).
Alcune infiammazioni dei metatarsi sono inoltre in stretta relazione con patologie del primo dito,
come il classico alluce valgo: in questi casi l’involuzione anatomica porta a un cospicuo sovraccarico degli altri metatarsi, con danni spesso importanti.
Metatarsalgia: la diagnosi
L’esame clinico del soggetto afflitto da metatarsalgia è spesso sufficiente per inquadrare il tipo di problema: analisi strumentali possono peraltro confermare o fornire comunque indicazioni più precise. La semplice radiografia può dare un quadro della disposizione anatomica del ventaglio metatarsale ed escludere eventuali fratture da fatica o lussazioni delle articolazioni metatarso-falangee. L’ecotomografia può rilevare l’entità di un’eventuale borsite periarticolare: l’esame, avendo una specificità nell’evidenziare le raccolte liquide, fotografa la disposizione anatomica delle teste metatarsali ed eventuali borsiti associate.
Per documentare il sovraccarico in uno o più punti dell’avampiede possono poi essere interessanti esami podoscopici, podografici o baropodometrici, che visualizzano la distribuzione del carico sull’avampiede, molto utile anche ai fini terapeutici. Sempre a tale scopo sono stati messi a punto dei sistemi per eseguire rilevazioni dinamiche a mezzo di solette inseribili nella calzatura e munite di sensori, che forniscono dati in più in relazione allo svolgimento del passo nelle varie fasi.
Soluzioni e prevenzione
La metatarsalgia è una patologia statisticamente molto frequente, che trova spazio anche in relazione ad
attività sportive condotte con intensità, come la corsa su lunghe distanze. È importante non sottovalutarla nella sua fase iniziale, quando il disagio è confinato a banali callosità a livello dell’avampiede.
Per prevenire l’insorgenza della metatarsalgia la scarpa ha certo una notevole importanza: la sua parte
anteriore deve essere provvista di un’intersuola a bassa portanza, adatta ad assorbire l’urto dell’appoggio. A tale scopo molte aziende produttrici si sono applicate per trovare soluzioni di tipo antitraumatico anche sull’avampiede.
Rimane comunque la necessità di verificare l’usura dell’intersuola stessa che, nel tempo, può manifestare fenomeni di deterioramento con l’accentuazione della sua concavità in sezione.
Quando invece è proprio il piede ad avere perduto i fisiologici rapporti anatomici con un abbassamento dell’arco anteriore traverso, non rimane che attuare un sostegno tra piede e calzatura, per ottenere un miglioramento della distribuzione del carico anteriore.
A tale scopo la realizzazione di un plantare adeguato può risultare spesso il rimedio risolutivo e definitivo. L’anatomia dell’ortesi dovrà tener conto delle esigenze specifiche del runner, inserendosi in modo armonioso tra piede e calzatura per avere la migliore distribuzione possibile dei carichi. a tal fine le moderne tecniche cad-cam, insieme ai sofisticati materiali tridensità, garantiscono le migliori potenzialità di risoluzione del problema per il podista. Gli altri sistemi empirici danno spesso scarsi risultati.
L’utilizzo di un’ortesi plantare trova inoltre una valida giustificazione nell’ottica della prevenzione, perché ottimizzare la distribuzione del carico a livello dell’avampiede vuol dire preservare nel tempo delle strutture molto delicate. Le terapie antinfiammatorie che possono avere un senso per contenere il dolore e non rinunciare quantomeno al camminare hanno limiti ovvi, sia per gli effetti collaterali legati a una prolungata assunzione di farmaci sia per il loro reale beneficio sul piano curativo.
Nelle situazioni in cui il sovraccarico metatarsale porta a una lussazione metatarso-falangea può essere indicata la terapia chirurgica di riduzione della stessa lussazione.