A 97 anni compiuti da pochi giorni, Roberto Luigi Quercetani, giornalista e storico dell’atletica leggera, si è spento lunedì 13 maggio, nella sua Firenze, dov’era nato il 3 maggio 1922. I funerali saranno celebrati mercoledì 15 maggio, alle ore 9, alla casa di riposo Paolo VI di Firenze, in via Cimabue 35.
Autore di testi fondamentali
Chiunque ami la storia e i numeri dell’atletica, avrà trovato nelle sue opere dei punti di riferimento fondamentali., prima fra tutte la “Storia dell’Atletica Mondiale dal 1860 ad oggi”, pubblicata dalle Edizioni Vallardi. Dal 1950 al 1968 è stato redattore capo della famosa pubblicazione “Track and Field”, poi collaboratore de “La Gazzetta dello Sport”, “La Nazione”, “Atletica Leggera” e della rivista federale “Atletica”. Sempre nel 1950 è stato uno dei fondatori, e presidente per 18 anni, dell’Atfs, l’Associazione internazionale degli statistici, della quale è stato uno dei massimi esponenti, e nel 1994 ha fatto parte del nucleo fondatore dell’associazione culturale A.S.A.I. (Archivio Storico dell’Atletica Italiana), di cui è stato il primo presidente.
Una vita dedicata allo studio dell’atletica
Roberto Quercetani ha spesso raccontato di aver incontrato l’atletica per strada, a dieci anni: a passeggio con il padre, in piazza Vittorio Emanuele (diventata poi piazza della Repubblica), a Firenze, su un cartellone vide proiettata la notizia che Luigi Beccali aveva vinto i 1.500 metri ai Giochi olimpici di Los Angeles, il 4 agosto 1932. Da quel momento si è sempre dedicato alla regina degli sport.
Poliglotta per passione, leggeva e scriveva in tedesco, inglese, francese e spagnolo, oltre a leggere lo svedese e conoscere un ristretto numero di vocaboli finlandesi, che reputava, però, molto preziosi, perché gli permisero di intervistare Paavo Nurmi, il primo grande campione della corsa, vincitore di nove medaglie d’oro olimpiche e tre d’argento tra il 1920 ed il 1928.
La sua collaborazione con Correre
Dal numero 288 (ottobre 2008), Quercetani ha collaborato a lungo con Correre, offrendo ai lettori la sua visione approfondita e precisa degli episodi e dei protagonisti più importanti della storia dell’atletica. Una collaborazione che gli permise di “dare sfogo” alla sua passione per il mezzofondo: «Mettiamola così – amava ripetere -, ammetto di essere una persona molto golosa e se l’atletica è per me il carrello dei dolci, potendone mangiare solo uno sceglierei il mezzofondo».
Su Correre numero 287, nell’intervista che introduceva la sua collaborazione, dichiarò: «Sono stato fortunato a impiegare il mio tempo per una disciplina che per sua natura forma ed educa l’essere umano. L’atletica ha avuto Philip John Noel-Baker, che poi diventò Nobel per la pace, Roger Bannister, poi eccellente neurologo. Ha celebrato uomini dotati di fine intelligenza come Sebastian Coe e Pietro Mennea. Non c’è altra disciplina capace di sollecitare il pensiero e allenare la volontà. L’atletica, per quanto ciascuno si dia il voto da sé, dice senza ombre chi ha vinto e chi ha perso. Concede l’appello della prova successiva, ma intanto il suo giudizio è chiaro. Uno sport morale e non solo fisico.»