Yema è classe, Yema è voglia di correre, Yema è sinonimo di vittoria, Yema è Yemaneberhane Crippa. Non vuole essere un eccessivo incensamento nei confronti di questo ragazzo nato nella lontana Etiopia, ma italianissimo (notare il superlativo assoluto) a tutti gli effetti. Non voglio neppure stare a raccontare la sua vita, che da molte parti è stata ricordata, ma in questo momento visto che sui quotidiani e nelle televisioni, ci siamo solo per notizie negative, giusto dare grande risalto a questo ragazzo di 19 anni.
Allora giù il cappello davanti a Yema che dall’età di 14 anni ho avuto la fortuna di seguire. Lo vidi la prima volta in una gara giovanile nel Cross della Vallagarina, dalle sue parti, in Trentino. In confronti agli altri ragazzi, non c’era partita, c’era un abisso. Già a quell’età, era per così dire, sfrontato, pronto alla risposta, simpatico e sorridente.
Passa il tempo e Yema comincia a solcare mari più impervi e arriva da allievo in nazionale di cross (Budapest 2012). Al termine della gara chiesi a Crippa di poterlo intervistare, aveva 16 anni, mi diede il numero di cellulare di papà Roberto, “chiedi a lui”.
Che tenerezza lui e suo fratello Neka, sempre insieme! E che educazione! E che bravo il tecnico Massimo Pegoretti, è stato capace di sapere forgiare Yema in alcuni casi, saperlo tenere a freno in altri. Yema ama giocare a calcio, come tutti del resto…
A Hyères all’Europeo di cross ha vinto alla grande, ha deciso che dopo 10 minuti era ora di togliere il disturbo, e andare a bissare il successo dello scorso anno a Samokov in Bulgaria. Se n’è andato leggero leggero con il suo modo di correre un po’ caracollante, si è bevuto un tracciato che aveva provato, vincendo, due settimane prima. Nel finale ha un po’ sofferto, ma lui è fatto così, è sicuro, ha voglia di provarci in tutti i sensi. Insomma, è nato per vincere, o almeno ci prova.
L’estate scorsa in Svezia agli Europei juniores e nei 5000 è arrivato terzo. Peana per lui, ma conoscendolo non era assolutamente contento.
In Provenza era arrivato per tagliare il traguardo per primo, questa era la sua “mission”. Obiettivo massimo raggiunto.
Yema Crippa ha sofferto nel rettilineo finale, ha avuto un vantaggio di 11”, sceso nel finale a 6”, alla fine ha esclamato sorridendo: “Sì. Ho faticato, ma dietro non c’era Mo Farah che avrebbe potuto riprendermi…” Dissacratore? Certo, ne avessimo di 19enni così. La corsa nei prati è nel suo dna, vederlo è uno spettacolo!