Ho tre appuntamenti da segnalarvi. Il primo: sabato 6 aprile, nella nostra sede, si svolge l’incontro costitutivo dei Running motivator. Una raccomandazione: non vogliamo creare allenatori, che quelli li forma la Fidal, né personal trainer, perché ce ne sono già tanti e bravi. Cerchiamo solo di realizzare l’ultimo miglio di telefonica memoria, che permetta alla passione per la corsa di raggiungere la maggioranza della popolazione, che non corre perché non crede in se stessa. Ognuno ha diritto a un Virgilio che lo guidi nell’attraversare il proprio inferno, anche se il coraggio di percorrere la Selva oscura lo si deve trovare dentro di noi.
Il secondo: domenica 28 aprile, nel fine settimana del derby sotto la Mole, due Alessandro torinesi, Giannone e Rastello, danno vita a Run togheter… un derby di corsa. Tifosi del Toro e della Juventus, l’un contro l’altro, ma non armati, correranno insieme gli 11 km che separano la curva Maratona del granata stadio Olimpico dalla curva Gaetano Scirea allo Juventus Stadium. Ci ha fatto piacere sapere che tutto è partito da quella nostra pagina di Correre di gennaio, dove raccontavamo del Derbi de las aficiones che a Madrid oppone con successo, da tre anni, i sostenitori dell’Atletico a quelli del Real. Pare che i due club italiani abbiano reagito con scetticismo, ma le buone idee sono così: c’è bisogno di tempo.
Il terzo: sabato 25 maggio, alle ore 19, confluiranno a Finale Emilia (MO) tutte le squadre che avranno dato vita alla seconda edizione della 4:03/9:00, la staffetta nei luoghi del terremoto del 20 e 29 maggio 2012. Lo organizzano le società podistiche della zona, artefici, nella prima edizione, di una raccolta fondi di oltre 3.000 euro.
Grazie a loro e all’obiettivo di Gino Esposito, Corrado Ori Tanzi e io abbiamo potuto in qualche modo rimettere assieme macerie di memoria e di emozione, nel viaggio di curiosità e rispetto dentro un territorio di pietre che non sono più case. Un viaggio pesante, ma confortante al tempo stesso. Podisti, organizzatori e financo amministratori pubblici ci hanno confermato che la corsa ha avuto un ruolo nel ritorno alla normalità. Ed è questo l’aspetto che accomuna i tre diversi eventi che ho qui descritto: la ricerca della normalità, da raggiungere anche attraverso la corsa. Leggerete del pudore che i podisti avevano nell’andare a correre, timorosi di mancare di rispetto ai vicini di tenda e al loro dolore. Ma sono stati proprio questi “altri” a chiedere loro: «Per favore, correte, organizzate».
Ci voleva coraggio, gliel’hanno fatto trovare. Così come immagino ci voglia coraggio a continuare a correre quando si perde il lavoro. Non c’è trasferta, ormai, in cui qualche amico runner non mi comunichi di ritrovarsi in questa condizione. E, come sapete, le mie trasferte sono tante. È proprio vero che “L’impresa eccezionale / è essere normale” come cantava Lucio Dalla.
La corsa è così: una normale impresa eccezionale.
Chi corre lo sa.