Lo scorso mese di ottobre, l’ultimo dei Mohicani della maratona azzurra ha lasciato l’attività agonistica: per Danilo Goffi un addio al mondo del professionismo alla soglia dei 43 anni.
Una carriera ad altissimo livello, quella di Danilo, con 10 maratone corse a una media appena superiore alle 2 ore e 10’, la terza di sempre dopo quelle di Stefano Baldini e Giacomo Leone. Ben supportato da uno staff molto efficiente, dopo il congedo dal gruppo sportivo dei Carabinieri, Goffi si è reso protagonista di un’esaltante ultima fase di carriera da Master, lunga quasi 18 mesi.
Da Master, due vittorie alla maratona di New York (2013/2014), una a Boston nel 2015 e soprattutto il titolo italiano “Assoluto” conquistato lo scorso aprile, a 43 anni e a ben 19 anni di distanza dal primo, nel lontano 1995 a Venezia, quando vincendo con 2:09’26” fu autore del miglior crono mai realizzato in Italia da un atleta esordiente sui 42 km e 195 metri. Va ricordato che, in precedenza, anche Migidio Bourifa aveva dato prova di grande longevità: aveva, infatti, già compiuto 43 anni quando a Carpi, nel 2012, vinse il titolo italiano assoluto di maratona in 2:20’45”.
La vicenda di Goffi ci porta a riflettere su quanto si sia allungata la carriera agonistica di molti atleti di vertice, che troviamo protagonisti nella maratona non solo oltre i 35 anni, ma anche passata la fatidica soglia dei 40. Due esempi eclatanti arrivano proprio da due atleti già selezionati per i prossimi Giochi olimpici di Rio De Janeiro: Valeria Straneo, classe 1976, doppia medaglia d’argento ai Mondiali di Mosca nel 2013 e agli Europei di Zurigo nel 2014; e Ruggero Pertile, classe 1974, ottimo quarto ai recenti Campionati mondiali di Pechino.
Tre protagonisti anche oltre i 40 anni (o quasi), accomunati da soddisfacenti esperienze in azzurro, ma diversi per trascorsi atletici. Già ma come ci si deve allenare oltre i 35 anni di età per essere competitivi ai massimi livelli?
Certamente dipende dalle proprie caratteristiche tecniche e fisiologiche, oltre che dal modo in cui si è sviluppata la propria carriera. Il grande handicap per questi atleti particolarmente longevi non sono quasi mai i giri del motore, anche se c’è un inevitabile calo di velocità rispetto a qualche anno prima, quanto piuttosto la buona gestione della periodizzazione e il rispetto dei nuovi tempi di recupero fra una seduta intensa e la successiva, che devono essere necessariamente dilatati rispetto al passato.
Un altro grande problema è mantenere un tono muscolare ottimale e salvaguardare l’usura delle varie articolazioni, che con l’età avanzante diventano sempre più a rischio. Ecco che un lavoro mirato di sovraccarichi in palestra può essere strategico così come un maggiore supporto fisioterapico e magari anche l’intervento di un osteopata per tenere in equilibrio tutto l’assetto biomeccanico.
Esperienza, gestione delle proprie risorse, allenamenti mirati, supporto medico-fisioterapico sistematico: svelata la formula per essere protagonisti anche dopo i 40 anni.