Giugno. Si fa presto a dire “Sono un runner”

Giugno. Si fa presto a dire “Sono un runner”

27 Maggio, 2013

«Un giorno vedremo i parchi pieni di persone che corrono.» Me lo disse in tempi non sospetti Paolo Lupani, che ha lasciato da poco questo mondo dopo aver arricchito chi lo conosceva con il suo esempio di lavoro che coincideva con lo sterminato perimetro della passione, nei lunghi anni al timone del marketing dell’Asics. Eccoli i parchi pieni di persone che corrono. La coda dell’inverno si è impigliata nel calendario e li ha trattenuti in casa fino a primavera inoltrata, ma da qualche tempo ci siamo. Sono veramente tanti, in probabile rapporto uno a tre con i runner abituali. E sono più aperti, per non dire vulnerabili, ai messaggi della comunicazione.
Il runner abituale ha solide convinzioni su allenamento, alimentazione, calzature. Con orgoglio mi piace pensare che abbiamo contribuito e ancora contribuiamo alla sua conoscenza.
Anche tra i corridori principianti c’è chi s’informa. Accade soprattutto in questa ultima decade che ha visto l’asticella sociale della corsa salire a comprendere categorie di professionisti abituati sul lavoro all’aggiornamento attraverso la lettura e l’ascolto. C’è però anche chi arriva al parco trascinato da un cieco bisogno di appartenenza (tutti corrono, devo correre anch’io) o da una percezione diffusa: correre è facile.
Nella formazione della conoscenza, la percezione prevale sull’esperienza. Non da oggi, ma da quando la televisione è diventata fonte pressoché unica di informazione per la maggior parte dei nostri connazionali. E in televisione si adoperano con frequenza i concetti di facile, easy, smart. Bastano trenta secondi sulla guerra civile in Siria per darmi la sensazione di sapere tutto. Poi si perdono le tracce di Domenico Quirico, inviato de La Stampa e maratoneta, e mi rendo conto che di quella tragedia con 80.000 vittime civili, in realtà, non so niente. Percezione batte esperienza. È così che passa il messaggio di perdere peso, quando sarebbe più corretto invitare a perdere grasso, come ci ricorda spesso Luca Speciani, perché se perdo peso e quel peso è muscolo, mi ritroverò, per breve tempo, forse un po’ più leggero, ma di sicuro più flaccido, fiacco e soggetto a infortuni.
Dalla radio mi insegue la pubblicità di una bevanda che (testuale) “Permette ai grassi di trasformarsi in energia”, che è come se una compagnia petrolifera reclamizzasse una benzina che ha una caratteristica particolare: brucia nel motore a scoppio.
Le persone che ora riempiono i parchi hanno sei mesi di tempo per comprendere che correre ha un senso se diventa uno stile di vita, che passa dalla tavola non meno che dalle variazioni di ritmo, dallo stretching, dalla core stability, dalla tecnica di corsa e, soprattutto, dalla conoscenza di se stessi. Poi cambieranno di nuovo l’ora e il clima, e conteremo quanti di loro si saranno aggiunti alla categoria dei runner abituali.
Per il momento: benvenuti!