Il presidente della Fidal Alfio Giomi torna a parlare dei casi di mancata comunicazione che hanno destato negli ultimi giorni un certo scalpore. Giomi interviene con una lunga lettera, che qui vi proponiamo in versione integrale, allargando il cerchio delle responsabilità.
“Avevo dichiarato che una volta approfondito l’argomento sarei ritornato ad esprimere una valutazione sul famoso elenco dei 38 atleti colpevoli, sia pure in misura molto diversa (per alcuni è evidente come non ci siano responsabilità o che siano solo marginali) di decine e decine di filling failure (non di missed test).
Credo che sia già possibile fare alcune considerazioni:
1. Appare sempre più incredibile dare una risposta a tutto quello che è successo. La somma di negligenze, superficialità, incompetenza, inadeguatezza, e chi più ne ha più ne metta, è senza fine. Proprio però per fare chiarezza va sottolineato che non si tratta di missed test (mancato controllo) ma di filling failure (mancata comunicazione). Ai fini delle Norme Sportive Antidoping approvate dal CONI, hanno lo stesso peso ma sono infrazioni diverse. È comunque incredibile come non sia stata comminata alcuna sanzione in occasione delle prime infrazioni, cosa che, probabilmente, avrebbe fatto capire a tutti quanto grave fosse l’inadempienza. Ad ulteriore chiarimento il potere sanzionatorio è, a livello nazionale, competenza esclusiva della Procura Antidoping del CONI.
2. La vicenda riguarda tutto (o quasi) lo Sport Italiano e non solo l’Atletica. (Il numero degli atleti che erano inadempienti è di ben oltre i 100) Questo non sposta di una virgola la nostra responsabilità, ma serve ad inquadrare il problema nella giusta dimensione.
3. Scaricare solo sugli atleti la responsabilità di quanto è accaduto è troppo semplice. L’atleta è il punto di partenza e di arrivo di tutto il movimento sportivo, ma in mezzo ci sono Tecnici, Società, Federazione, CONI. Assumiamoci tutti la nostra responsabilità.
4. Nel caso di filling failure non si parla di atleti dopati nè possiamo accostare automaticamente a tale problema l’idea di atleti che in odore di doping si siano sottratti ai controlli. Superficialità e negligenza sono pessimi compagni di strada, ma il doping è un’altra cosa.