François D’Haene, incoronato vincitore al Tor 2024, è padre di tre figli che solitamente lo attendono al traguardo per applaudirlo. Non è andata così alla Hardrock di luglio, una delle gare più dure al mondo…
Da bambini i figli guardano al papà come se fosse un supereroe, sempre pronto a difenderli o a prenderli in braccio quando sono stanchi: ai loro occhi siamo, o dovremmo essere, il tetto incrollabile che li protegge dalle intemperie della vita, almeno fino a quando non diventeranno grandi e vorranno camminare per il mondo con le proprie gambe.
Se, al termine di una gara, vi fermate sul traguardo, vedrete quanti padri lo tagliano correndo gli ultimi 100 metri tenendo per mano i figli. Spesso, non appena ricevono la medaglia, se la tolgono e la mettono al collo del bambino, che se la rimira estasiato come se papà avesse vinto un oro olimpico.
In realtà, siamo arrivati parecchie ore dopo il vincitore, ma i nostri piccoli, nella loro innocenza, sembrano non farci caso: ai loro occhi siamo davvero dei superpapà.
E poi ci sono anche quelli che vincono per davvero le gare e che abbracciano i propri figli mentre i fotografi immortalano il momento che finirà nelle pagine delle riviste di corsa.
Uno di loro è François D’Haene, quattro volte vincitore dell’Utmb e fresco vincitore al Tor de Geants 2024, entrato di diritto tra gli ultratrailer più vincenti della storia.
Il ritiro alla Hardrock, la 100 miglia più dura degli Usa
François il 12 luglio ha corso la Hardrock, una delle gare più famose al mondo e probabilmente la 100 miglia più difficile degli Stati Uniti, con oltre 10.000 metri di dislivello e con passaggi che arrivano fino a 4.200 metri di quota. Lui, questa competizione, l’ha già vinta due volte, ma quest’anno aveva con sé, come membri della sua “squadra” che lo seguiva a ogni punto di passaggio, i suoi tre figli.
La gara è andata storta fin dall’inizio, con un virus intestinale che lo ha colpito nei 15 giorni precedenti e che gli ha impedito di allenarsi in quota e acclimatarsi a sufficienza. È partito lo stesso, sperando che questo percorso, che tanto ama, gli regalasse un piccolo miracolo, ma dopo 90 km ha dovuto alzare bandiera bianca.
Quando ha deciso di ritirarsi, i suoi figli lo hanno circondato, il più piccolo gli ha dato la mano, non aveva mai visto il padre così distrutto. Per loro lui rimane il campione, il loro supereroe, anche se il successo è andato a qualcun altro. Ma François D’Haene, ancora una volta, ha dato ai propri figli e a tutti noi un grande insegnamento: invece di tornare in albergo a leccarsi le ferite, li ha portati al traguardo, così da essere i primi a congratularsi con chi avrebbe vinto la corsa, Ludovic Pommeret.
Perché si diventa campioni non tanto nelle vittorie quanto nelle sconfitte. E i veri supereroi sono quelli che anche quando stanno male, anche quando sono delusi o senza energie, sanno qual è la cosa giusta da fare e la fanno “nonostante tutto”.