SuperOp è un sistema che permette di monitorare lo stato di forma al momento della sveglia per poi impostare i carichi di allenamento in base alle condizioni esatte del runner in ogni sua giornata. È costituito da un misuratore di pressione e frequenza cardiaca da polso, governato da un algoritmo, e da una app che dallo smartphone permette all’utilizzatore la consultazione delle informazioni.
I dati elaborati dall’algoritmo permettono al runner di sapere a che punto è il recupero dei precedenti allenamenti e indicano il livello di assorbimento del lavoro svolto con valori espressi tramite un colore: rosso per uno stato di forma non ancora ottimale, arancione per un recupero non ancora completo, giallo quando il recupero è completo, verde quando l’organismo del runner è già entrato nella fase di supercompensazione, che è perfetta per affrontare nuovi carichi.
Maurizio Cito è uno degli allenatori emergenti nel mezzofondo italiano. Svolge il ruolo di advisor del mezzofondo prolungato del settore sviluppo della Fidal ed è il coach di Yohanes Chiappinelli, medaglia di bronzo ai Campionati Europei di Berlino 2018 nei 3.000 a siepi.
Cito ha utilizzato SuperOp nel suo lavoro di allenatore e qui racconta la sua esperienza in proposito.
Al terzo anno di utilizzo di SuperOp, che valutazione può dare?
«E’ uno strumento molto utile: nella mia filosofia di allenamento il controllo con dei “bio-feedback” per comprendere il carico interno è routine. Correlo le risposte di SuperOp con la frequenza cardiaca degli allenamenti e con i dati relativi al lattato nei lavori più organici e con la scala di Borg».
In particolare, in quali fasi del lavoro SuperOp è stato più di aiuto?
«E’ uno strumento educativo in primis perché stimola l’atleta a rispettare il corpo: dormi male? Sei “rosso”. Ti alimenti male? idem. Mi è particolarmente utile quando vado in quota per valutare l’adattamento nei primi giorni. Mi è anche utile nella gestione dei viaggi importanti, dove va recuperato il fuso orario. Mi ha fatto capire che Yohanes, ad esempio, è uno che soffre particolarmente i viaggi a differenza di altri suoi colleghi. Dunque ha bisogno di più tempo per recuperare la condizione ottimale dopo un viaggio. Questo può fare la differenza sia nella preparazione sia nell’avvicinamento alla gara».
C’è stato un momento in cui SuperOp le ha fornito un’informazione che non si aspettava e le ha permesso di modificare qualcosa?
«Nel periodo scolastico è stato incredibile vedere una sfilza di risposte arancioni fino al giorno prima che finisse la scuola, per poi vedere una sfilza di risposte verdi il giorno dopo. Mi ha fatto toccare con mano quanto il contesto ambientale-sociale sia influente nella vita di un atleta. Anzi, le mie conclusioni sulla crisi sportiva italiana stanno proprio in questa chiave, non è tecnica ma socio-culturale».
Cosa può raccomandare agli amatori che partecipano a competizioni, ma che per necessità di cose (tempo, età, talento etc.) non possono sostenere frequenza e intensità d’allenamento dei professionisti?
«Io lavoro con pochi amatori, però è chiaro che allenarsi combinando il miglioramento prestativo con la tutela del proprio organismo sia fondamentale in questo ambito. Per questo motivo ritengo che uno strumento come SuperOp sia utile per Yohanes e sia fondamentale per un amatore.
Di Yohanes conosco vita, morte e miracoli e l’utilizzo di SuperOp unito ai test di valutazione mi aiuta nella funzione di controllo.
Per un amatore, l’utilizzo di SuperOp insieme a un test di valutazione metabolica periodica e un buon diario di allenamento ragionato, sono strumenti di diagnosi necessari per un programma di allenamento ottimale in funzione del tempo che lo sportivo ha a disposizione».
… e a proposito di Yohanes, come valuta questo ormai concluso 2018?
«È stata sicuramente un’annata positiva dove abbiamo conquistato i nostri primi 3 bronzi in manifestazioni internazionali assolute (Giochi del mediterraneo, Europei, Coppa del mondo), con l’unico rammarico di non aver migliorato il primato personale, portandolo all’altezza del potenziale di cui Yohanes quest’anno disponeva. Il vero bilancio, però, lo si redigerà al termine dell’anno olimpico, perché stiamo lavorando nell’ambito di una programmazione pluriennale. Tecnicamente continueremo a lavorare sulla falsariga dell’anno scorso aggiungendo qualcosina ma senza stravolgere niente. Aumenteremo i chilometri settimanali complessivi da 140 a 155 in fase di costruzione, poi stiamo già aumentando il lavoro di forza in palestra in questo inverno.»
Obiettivi per il 2019?
«Correre forte e correre contro i migliori, per prendere le misure in vista di Tokyo 2020».