Diario Mondiale 2 – Operazioni di accredito: “You are an outfield photographer, don’t forget it”

Diario Mondiale 2 – Operazioni di accredito: “You are an outfield photographer, don’t forget it”

23 Luglio, 2014

Dopo tre aerei e un’auto a noleggio finalmente arrivo a Eugene, nel frattempo ho perso il conto delle ore di viaggio e dei fusi orari che ho cambiato. Cosa sapevo di Eugene prima di arrivare qua (mantra che, vedrete, verrà riproposto ai giovani azzurrini con esiti… curiosi, diciamo!)? Facile: Oregon, abeti, Prefontaine, Hayward Field, Diamond League, Ducks. Quello che non sapevo, però, è che fosse una cittadina tutto sommato piccola, meno della metà degli abitanti di Bologna, per intenderci. Eugene sembra un’unica (relativamente) sterminata periferia, sterminata per i nostri canoni europei, ovviamente. Pochi palazzi e tantissime villette, proprio come siamo abituati a vedere nei film americani ambientati nei suburbs. Ecco, il tutto però senza i fasti hollywoodiani, ma con una piacevole decadenza hippy che mi avvolge nel tragitto casa – campo. Campo, appunto. L’Hayward Field è leggenda. Potrebbe essere il più piccolo e sgangherato campo d’America che lo stesso non perderebbe il fascino mitico che lo pervade. Potrebbe, dicevo, ma per fortuna non lo è! È però meno imponente di come me lo aspettavo e il fatto che di tribune ce ne siano due, una per rettilineo, invece che una sola ed enorme, riduce la grandiosità che per un simile santuario non sarebbe stata spropositata.

Il primo giorno arrivo all’Hayward Field di pomeriggio: ore 16 accredito, ore 16.30 photographer briefing. Di presenti saremo una trentina, cui andranno aggiunti i fotografi VIP, come il nostro Giancarlo Colombo, che avendone già macinate a decine, di gare come queste, sono naturalmente esentati dalle “fasi preliminari”. Veniamo immediatamente edotti del nostro status di outfield photographer, traduzione: guai a voi se mettete piede in campo! Stiamo parlando di un Campionato mondiale, con centinaia di atleti in gara contemporaneamente, attrezzi scagliati ben lontano dalle varie pedane di lancio e rigidi protocolli concordati con mesi di anticipo; ovvio, quindi, che non potessimo tutti pascolare sull’erba, come nei bei meeting provinciali in cui mi sono fatta le ossa. A nostra disposizione abbiamo le tribune e quattro box, posizionati nei pressi dell’arrivo, oltre la pedana del salto in alto, oltre la riviera e vicino alla gabbia del martello.

A mia disposizione, però, anche il fatto di lavorare per una rivista conosciuta e apprezzata da dirigenti tecnici e allenatori, oltre che un passato da atleta che me li ha fatti conoscere personalmente. Via libera quindi, previo accordo col Direttore tecnico del settore giovanile, Stefano Baldini, a intervistare i ragazzi nell’immediato dopo gara o lontani dalla stessa. Quello che vi presenteremo nei prossimi giorni, oltre al commento tecnico delle gare a firma di Diego sampaolo, è una video presentazione dei giovani mezzofondisti presenti a Eugene attraverso le loro stesse parole, chi imbarazzato, chi già più scafato, chi sorridente per un ritocco al proprio PB, chi deluso, ma con negli occhi già la grinta per rifarsi.