Come superare i turni

Come superare i turni

24 Luglio, 2016

Quanta fatica costa una medaglia olimpica? Salire sul podio o anche “solo” arrivare in finale in una o entrambe le gare del mezzofondo veloce (800 e 1.500 m), significa aver superato almeno tre turni di gara: batterie, semifinali e finale. Già, perché il titolo non si assegna in una gara “secca”, come nei meeting. Ecco perché è necessario essere al top, sia sotto l’aspetto fisiologico, cioè nella capacità di recuperare la fatica con poche ore a disposizione, sia sotto l’aspetto tattico- agonistico, bagaglio importante per gare di solito molto nervose e concluse in volata.

Scopriamo insieme quali sono i mezzi di lavoro più adatti per arrivare preparati a un grande evento internazionale. Le opzioni sono molteplici e un allenatore esperto e dotato di fantasia non avrà che l’imbarazzo della scelta.
La doppia seduta giornaliera – La prima opzione riguarda la classica doppia seduta giornaliera di allenamento, magari con un lavoro ridotto di potenza aerobica al mattino da 3 a 5 km di fondo veloce e poi una seduta di resistenza lattacida o potenza al pomeriggio.
Doppia seduta di resistenza – Un’altra opzione è rappresentata da una doppia seduta di resistenza o potenza lattacida nel corso della stessa giornata. Attenzione a dosare i relativi carichi di lavoro, soprattutto per evitare gli infortuni.
Tre giorni consecutivi – Due o tre giorni consecutivi di lavori di resistenza e potenza lattacida, magari inframmezzati da una seduta di potenza aerobica.
Il doppio test – Una doppia prova di efficienza fra mattina e pomeriggio sulla distanza di gara, il giorno dopo avere eseguito un lavoro di resistenza lattacida ridotto. In Italia non si usa più da tempo fare due prove di mezzofondo veloce nella stessa giornata, ma negli anni ‘60 era assolutamente normale.
La doppia o tripla gara – Oltre alle varie opzioni di allenamento ci sono anche quelle agonistiche: si può decidere di partecipare a due o tre gare in giorni consecutivi o comunque ravvicinati provando a ricalcare gli orari di gara previsti per la disputa dei vari turni nella grande occasione.

Turno dopo turno bisogna andare in pista con le gambe allenate e il cervello lucido, l’apoteosi sarebbe addirittura realizzare il primato personale durante la finale. Difficile, ma non impossibile, come dimostrano due esempi lontani oltre mezzo secolo uno dall’altro. Nel 1960, ai Giochi olimpici di Roma, l’australiano Herb Elliot vinse i 1.500 m in 3’35”6, allora record del mondo. Cinquantadue anni dopo, alle Olimpiadi di Londra 2012, il keniota David Rudisha, aggiornò il proprio record mondiale degli 800 m, portandolo a 1’40”91.