Davanti alle telecamere di Correre TV, Giovanna Epis ha raccontato recupero e ripartenza dopo la frattura da stress al bacino: lo staff di professionisti specifici, la corsa senza gravità, modello astronauti, la commozione per i primi passi di corsa. Il parere di Giorgio Rondelli, suo allenatore, su come potrà affrontare la maratona dei Giochi olimpici di Parigi 2024.
La “scorpacciata” di medaglie, record e personal best dell’Italia ai Campionati europei di Roma ha avuto due grandi assenti: Massimo Stano, oro nella 20 km di marcia, e Giovanna Epis, fermata nella sua preparazione per la maratona olimpica di Parigi 2024 da una frattura da stress al bacino. A che punto sono recupero e preparazione? Lo abbiamo chiesto alla maratoneta azzurra e al suo allenatore, Giorgio Rondelli.
Molti appassionati di running, di maratona in particolare, ci chiedono spesso come sta Giovanna Epis
«Meglio, sempre meglio devo dire. Nel mese di aprile ero davvero in difficoltà. Del resto, una frattura da stress al bacino non è mai facile da affrontare. A distanza di quasi due mesi, la cosa che mi aiuta di più è che sono serena e che mi sono piaciuta per come, a testa bassa, mi sono rimessa ad allenarmi, facendo tanto, ma davvero tanto “alternativo”. Quattro ore al giorno di un’intensità pazzesca, rispetto alla quale rimettersi a correre è stato davvero facile, quasi una passeggiata.»
Dietro queste “quattro ore al giorno di intensità pazzesca” c’è uno staff di persone con competenze specifiche?
«Tantissime persone: gli operatori del Gymmo PT Studio, dalla mia personal trainer, Moira Fagotto, che si sta occupando un po’ di tutto, alla mia mental coach, all’insegnante di Yoga, dal mio massaggiatore, Matteo Fumagalli ai fisioterapisti …»
Abbiamo sentito parlare anche di una cosa da astronauti: davvero hai fatto camminate e corsa in assenza di gravità?
«Sì. Una volta alla settimana ho utilizzato il cosiddetto “Alter G”, che in sostanza è un treadmill, con un sistema di deambulazione avanzato realizzato su progetto della Nasa e concepito per l’allenamento fisico degli astronauti. Ti aiuta davvero tanto, perché ti toglie i problemi dell’impatto sul terreno. I primi passi di corsa dopo lo stop lì ho fatti lì sopra ed è stata un’emozione fortissima.»
… e Giorgio Rondelli, tuo allenatore?
«Giorgio ha sofferto un po’, perché ha dovuto mettersi… in “stand by”, e voi sapete quanto questo per lui sia difficile (sorride).»
Deve essere stato difficile anche per te, dal punto di vista psicologico…
«Una cosa fondamentale per il mio modo di pensare la corsa è che ho dovuto rinunciare al mio maniacale programmare tutto, a sapere già oggi quello che farò tra un mese, intendo. Ho dovuto procedere step by step, guardare cosa mi succedeva giorno per giorno, decidere cosa fare o non fare giorno per giorno. Mio marito (Luca Tocco, ndr) sostiene che, sotto questo aspetto, l’infortunio è stato una benedizione, perché grazie a questo allenamento alle decisioni last minute tornerò più forte di prima. Non subito, ma piano piano mi sto convincendo anch’io che Luca abbia ragione: alla mia prossima maratona, prima di mollare ci penserò non cento, ma mille volte.»
Abbiamo quindi chiesto a Giorgio Rondelli come sta Giovanna Epis.
«La vedo sempre con la sua volontà feroce di applicarsi, con la sua voglia di migliorarsi, che è anche la mia e che forse è quell’atteggiamento che ci ha spinto a fare quel 5% in più che potrebbe, ma non lo sapremo mai, aver causato l’infortunio. Siamo impegnati a non vanificare quel sogno olimpico per cui lei ha lavorato tanto, di essere presenti in maniera decorosa, competitivi per quello che potrà essere possibile, e solo dopo programmare una maratona di fine anno. Dopo di che, il futuro, il sedersi al nostro solito “tavolino” per programmare il prossimo biennio, dipenderà da lei, dal capire se avrà ancora voglia di continuare a lavorare come ha sempre fatto.»