Caso Salazar: Nike chiude l’Oregon Project

Caso Salazar: Nike chiude l’Oregon Project

11 Ottobre, 2019
Giancarlo Colombo
La notizia in una lettera indirizzata agli atleti interessati, a firma del CEO dell’azienda, Mark Parker, con la precisazione che la Nike aiuterà gli atleti nella fase della transizione e sosterrà Salazar nel suo ricorso in appello contro la squalifica subita dall’Usada.

Nella sera statunitense di giovedì 10 ottobre, un portavoce della Nike ha confermato a Bloomberg News la decisione di chiudere l’attività nota come “Oregon Project” a seguito della condanna a 4 anni di sospensione inflitta dall’Usada (l’agenzia antidoping statunitense) ad Alberto Salazar per “organizzazione e istigazione al doping” e traffico di testosterone.

La lettera del CEO di Nike agli atleti

La decisione è stata comunicata in prima battuta agli atleti membri dell’Oregon Project direttamente dal CEO di Nike, Mark Parker, in una lettera a loro destinata, che porta a sua volta la data di giovedì 10 ottobre. “Questa situazione – si legge nel messaggio” – insieme a continue illazioni e affermazioni comunque non comprovate, rappresenta una distrazione per molti atleti e sta compromettendo la loro capacità di concentrarsi sulle esigenze di allenamento e competizione. Ho quindi preso la decisione di liquidare il Progetto Oregon.” Il manager ha assicurato inoltre a tutti gli atleti la piena collaborazione dell’azienda in questa delicata fase di transizione.

Il ruolo di Salazar

All’interno dell’Oregon Project, Salazar lavorava come “head coach”, ed era quindi il direttore tecnico di tutto il progetto, oltre che allenatore diretto di alcuni top runner, come ad esempio Galen Rupp (nella foto con Salazar) e (fino a due anni fa) Mo Farah, attesi in questo fine settimana a un confronto stellare nella maratona di Chicago.

Da quello che trapela dall’indagine, al momento è accertata la responsabilità di Salazar nel traffico di testosterone e nella manomissione delle prove, ma non è provato che il coach abbia somministrato i farmaci ai corridori. Va ricordato anche che Salazar ha negato qualsiasi illecito e che ha dichiarato che ricorrerà in appello, così come va precisato che la Nike, dal canto suo, ha dichiarato che “Continuerà a sostenere Salazar nel suo ricorso in appello”.

Un duro colpo per Nike

Gli osservatori economici di Bloomberg ritengono che la fine del progetto “Oregon” rappresenti “un duro colpo per gli sforzi di atletica leggera di Nike” e motivano questa valutazione osservando che “la società ha un fatturato annuo di 4,5 miliardi di dollari e il suo marketing è molto legato alle performance degli atleti sponsorizzati e alla credibilità maturata con i loro successi”. “Nike – osservano ancora da Bloomberg – è il principale sponsor della corsa sia negli Stati Uniti sia all’estero, con strette collaborazioni con il Comitato olimpico degli Stati Uniti, la Federatletica statunitense e molti eventi internazionali ed enti nazionali.”

Anche Parker tra gli indagati

Anche Mark Parker risulterebbe essere coinvolto nell’inchiesta Usada: l’agenzia ritiene che il CEO di Nike fosse informato sulle attività di Salazar, visto il rapporto molto stretto con l’allenatore.

Competenza e sponsorizzazione

Salazar e Tom Clarke (quando ancora era dirigente della Nike), hanno contribuito a fondare il Nike Oregon Project nel 2001. L’obiettivo era quello di utilizzare le tecnologie d’avanguardia elaborate dalla Nike e i metodi di allenamento altrettanto evoluti di Salazar per dar luogo a un innalzamento della qualità del mezzofondo e del fondo. “Un’unione di competenze e sponsorizzazioni diversa da qualsiasi altra nel mondo della pista”, venne dichiarato fin dall’inaugurazione.

I successi, come si sa, non sono mancati. La Chicago marathon del 13 ottobre, come prima ricordato, verte sul confronto tra due “prodotti Oregon Project” i cui rispettivi curricula parlano da soli: il britannico Mo Farah, che ha vinto un totale di quattro medaglie d’oro olimpiche ai giochi del 2012 e 2016 e lo statunitense Galen Rupp, due volte sul podio olimpico.

Ma se non sono mancati i successi, altrettanto non sono mancati i dubbi, i rumors, anche perché le domande sugli aspetti tecnici rivolte da allenatori competenti non hanno mai ottenuto risposta.