La Iaaf ha proclamato i nomi degli Atleti dell’Anno 2013 in occasione dell’annuale Galà di Montecarlo, sabato 16 novembre. Tra le donne ha vinto Shelly Ann Fraser, “The Pocket Rocket”. Il giornalista Gianni Merlo ha ricevuto il World Journalist Award. Premio alla carriera per Yelena Isimbayeva. Alberto Salazar allenatore dell’anno. A fare gli onori di casa il Presidente della Iaaf Lamine Diack e il Principe Alberto di Monaco.
Anche quest’anno è stato Usain Bolt a vincere il premio di Atleta dell’anno, battendo la concorrenza di Mo Farah, doppio campione del mondo e olimpico dei 5.000 e dei 10.000 m e del campione del mondo del salto in alto Bohdan Bondarenko, capace di volare oltre i 2,41 m due volte in questa stagione, a Losanna e ai Mondiali di Mosca. Bolt si è aggiudicato il premio per la quinta volta dopo il 2008 magico di Pechino, il 2009 dei record del mondo dei 100 e 200 m a Berlino, il 2011 e il 2012. In questa stagione ha fatto tripletta vincendo 100 m, 200 m e 4×100 ai Mondiali di Mosca eguagliando Michael Johnson e Carl Lewis per il numero maggiore di ori conquistati nella rassegna iridata con otto successi.
Sui 200 m e nella staffetta 4×100 ha realizzato la migliore prestazione mondiale dell’anno rispettivamente con 19”66 e 37”36. Sui 200 m è rimasto imbattuto nelle cinque gare disputate, mentre sui 100 m ha subito una sola sconfitta (al Golden Gala contro Justin Gatlin) su 11 gare disputate.
«Nel 2014 punterò a battere il record del mondo dei 200 e a scendere sotto i 19 secondi. Potrebbe essere l’anno giusto, vista l’assenza di grandi rassegne internazionali. La schiena mi fa male e mi sottoporrò a degli accertamenti per verificare se sarà possibile andare all’attacco del record del mondo dei 200 m. Potrei andare avanti fino ai Mondiali di Londra del 2017 che si disputeranno nello Stadio Olimpico dei Giochi del 2012», ha detto Bolt.
Forse Mo Farah avrebbe meritato di vincere il massimo riconoscimento anche in virtù del record europeo e britannico dei 1.500 m stabilito a Montecarlo, e anche Bondarenko, già votato Atleta Europeo dell’Anno dalla European Association, poteva legittimamente aspirare al premio della Federazione Internazionale. Del resto non era facile scegliere tra campioni così straordinari che hanno infiammato l’estate dell’atletica.
Shelly Ann Fraser, “the Pocket Rocket” come viene simpaticamente soprannominata, ha firmato la tripletta mondiale a Mosca correndo i 100 metri in 10”71 (rifilando un distacco di 22 centesimi alla seconda, Murielle Ahouré), i 200 m in 22”13 ai Campionati Giamaicani (miglior tempo dell’anno, poi avvicinato ai Mondiali con 22”17) e la staffetta 4×100 in 41”29 (secondo tempo della storia). Inoltre ha vinto la Diamond League sia sui 100 che sui 200 m.
Fraser Pryce ha battuto la concorrenza della quattro volte campionessa del mondo del lancio del peso, Valerie Adams (imbattuta dal 2010), e della campionessa del mondo dei 400 a ostacoli Zuzana Hejnova (imbattuta in dodici gare stagionali, comprese le sette vittorie in Diamond League).
Fraser Pryce è la seconda giamaicana capace di vincere il titolo di Donna dell’Anno 23 anni dopo Merlene Ottey, che se lo aggiudicò nel 1990.
«E’ un sogno che si avvera. Ringrazio Dio per avermi dato il talento», ha detto Fraser Pryce.
Un grande riconoscimento per il mezzofondo è andato alla diciassettenne statunitense Mary Cain, che si è meritata il Premio di Rising Star dell’anno per aver stabilito numerosi record statunitensi juniores e delle high school. Mary è diventata la prima junior statunitense capace di scendere sotto i 2 minuti negli 800 m quando ha corso in 1’59”51 al meeting della Diamond League di Eugene e ha stabilito il record statunitense juniores dei 1.500 m con 4’04”62. Mary, ora diventata atleta professionista, è entrata a soli 17 anni in finale ai Mondiali di Mosca dove era la più giovane atleta della formazione statunitense.
Il suo allenatore, Alberto Salazar, che segue il due volte campione olimpico e mondiale dei 5.000 e dei 10.000 m e l’argento olimpico dei 10.000 m Galen Rupp, è stato proclamato Allenatore dell’anno. Durante la sua carriera di atleta Salazar ha vinto tre volte la maratona di New York dal 1980 al 1982 e quella di Boston nel 1982 e ha conquistato la medaglia d’argento ai Mondiali di Cross a Boston nel 1982
Il giornalista de La Gazzetta dello Sport e presidente dell’AIPS, Gianni Merlo, ha ricevuto il World Journalist Award. Lo statunitense Chaarles Alli ha vinto il Premio di Master dell’anno per aver stabilito i record del mondo della categoria M65 sui 200 e 400 m rispettivamente con 24”65 e 56”09.
Yelena Isinbayeva, due volte campionessa olimpica e iridata per la terza volta a Mosca, e Dwight Phillips, quattro volte campione del mondo del salto in lungo, hanno vinto il premio alla carriera anche se la russa potrebbe tornare per le Olimpiadi del 2016 a Rio de Janeiro dopo aver messo su famiglia. La stessa Isinbayeva si é aggiudicata il premio Candido Cannavò, ideato dal Presidente della Bracco Atletica, Franco Angelotti.
Alla bella serata monegasca hanno preso parte numerosi atleti del passato come i campioni olimpici di Mosca 1980 Sara Simeoni, Maurizio Damilano, Allan Wells, Sebastian Coe, Wladyslaw Kozakiewicz e Marita Koch, a suggellare il connubio con l’edizione 2013 dei Mondiali di Mosca nel rinnovato Stadio Luzhnicki. Durante la serata il presentatore francese Marc Maury, ex decatleta e speaker delle manifestazioni di atletica transalpine, ha ricordato il grande Pietro Mennea, la cui immagine della mitica finale olimpica di Mosca è stata proiettata durante il filmato celebrativo delle Olimpiadi del 1980.