Grande Libania.
Niente pizzetto mefistofelico. I capelli? Rasati. Lo sguardo? Quello di sempre. La voglia di vincere? Intatta. Così Usain Bolt ha iniziato la sua cavalcata verso la nona medaglia olimpica, d’oro s’intende. Tre a Pechino, tre a Londra e… i puntini di sospensione sono d’obbligo. Che voglia passare alla storia cancellando Carl Lewis (di cui non è molto amico) è un fatto assodato. Intanto nella notte europea, la sera carioca, nello stadio intitolato a Nilton Santos (ricordate la filastrocca della nazionale brasiliana di calcio campione mondiale del ’58 in Svezia? No? Faceva così: Gilmar, Djalma Santos, Nilton Santos, Zito, Bellini ecc. ecc. sino a arrivare a Vavà, Pelè, Zagalo), sì in quella Usain ha fatto sfracelli, in semifinale ha piazzato un 9”86 (+0,2) quasi ridicolizzando gli avversari. Sciolto, sorridente, si è lasciato andare prima dell’arrivo, come aveva fatto in batteria (10”07), il giorno prima concedendosi un sorriso dopo aver guardato da entrambe le parti, prima di tagliare il traguardo. Il suo avversario, il grande peccatore Justyn Gatlin pur mettendosi dietro Yohan Blake sigla un 9”95, Gatlin veloce, ma legnoso. Insomma gli ingredienti per una finale da passare alla storia c’erano e tutti, compreso un ritrovato Jimmy Vicaut e un Andrè De Grasse. E la finale è arrivata. Esattamente alle ore 3,25 della notte europea, dopo aver visto il new record di Van Niekerk (ne parliamo dopo), Usain è tornato in pista, alla sua sinistra Jimmy Vicaut, alla sua destra Andrè De Grasse. Allo sparo il caraibico è pigro in partenza (0,155) il più lento con quelle leve macchinose lascia il palcoscenico a Gatlin, poi mulina i suoi muscoli, la sua cilindrata è superiore, lo riagguanta ai 70 metri lo passa a prima di tagliare il traguardo si batte il petto: “sono io il più forte”. Secondo Justyn, terzo De Grasse, come un anno fa a Pechino. Tempo di Usain 9”81, Gatlin 9”89,De Grasse 9”91. I 200 saranno una formalità? Poi è tutto un selfie e un abbraccio con Van Niekerk. C’è già chi sogna una sfida tra i due nei 200.
La serata brasiliana o brasileria che dir si voglia fa segnare un nuovo primato mondiale. Un sensazionale (aggettivo quanto mai “adeguato”) al 43”03 del sudafricano Wayde Van Niekerk, già campione del mondo lo scorso anno a Pechino. Cancellato MJ (Michael Johnson) due volte, come primatista del mondo 43”18 a Siviglia ’99 e il 43”49 a Sydney nel 2000. Van Niekerk, ottava corsia, nella sua corsa nella storia si mette dietro Kirani James (campione olimpico uscente) 43”76 e LaShawn Merrit 43”85… Un altro primato da passare alla storia con il muro dei 42” che si avvicina pericolosamente. Il sudafricano si è presentato sulla retta d’arrivo davanti ai due favoriti e con un finale da duecentista ha rifilato un distacco sensibile al grenadino e allo yankee. A proposito di storia, un piccolo pezzo di questa va a Libania Grenot che centra la finale nei 400, terza nella sua semifinale corsa alla grande, in 50”60. Il suo obiettivo era questo. Adesso la finale. Che sarà mai, un posto nell’Olimpo è assai difficile, ma i sogni si sa muoiono all’alba…