ZONA MISTA – Com'è allegra Venezia

ZONA MISTA – Com'è allegra Venezia

24 Ottobre, 2016

L’esatto opposto della canzone di Charles Aznavour che spopolò negli anni sessanta. Per chi non lo sapesse, era intitolata “Com’è triste Venezia”. Storia di un amore terminato, che ha fatto ballare una generazione.

Invece, prosegue la storia d’amore tra la città lagunare e gli amanti della corsa lunga. Oltre seimila maratoneti al via da Villa Pisani a Stra, poi quelli che hanno corso la 10 km, la family run, insomma il comunicato ufficiale della Venicemarathon parlava di 24 mila anime che hanno corso tra sabato e domenica.

Quello che più ha colpito l’estensore di queste note, oltre al grande numero di appassionati è stata la presenza di due grandi ex che con la maratona avevano poco a che fare. Si tratta di Ivan Basso, due volte vincitore del Giro d’Italia, un secondo e un terzo posto al Tour de France, in altre parole un grande del ciclismo e Mauro Bergamasco, flanker (terza linea) della nazionale di rugby, l’uomo “ovale” italico più conosciuto di quel mondo, assai lontano dal nostro, ma molto in voga negli ultimi anni specie con la nazionale.

Essere riusciti a far convogliare nel nostro pianeta due atleti di questo calibro, significa moltissimo. La maratona, come si evince, non smette di fare proseliti. Ivan Basso ha cullato il sogno di correre, senza l’assillo del cronometro, tra una tappa e l’altra del Tour. Si allenava al mattino prima di prendere parte come direttore sportivo, al seguito della tappa, oppure quando terminava. La Venicemarathon l’ha chiusa in 3:19’43”, per un neofita, abituato a uno sforzo da seduto (in bicicletta) può essere considerato un discreto viatico per continuare. L’ha ammesso pure lui in un articolo scritto e firmato sulla Gazzetta dello Sport di lunedì 24 ottobre.

Diverso il discorso di Bergamasco, che ha ammesso di avere preparato la maratona – si fa per dire preparato – in un mese. A un atleta di oltre 100kg abituato a correre su un campo, con sgroppate da velocista, chiudere in 4:36’16”, si deve assegnare la sufficienza, non fosse altro per aver saputo dare nuova spinta alla gara di Venezia.

Ha vinto, come lo scorso anno, il keniano Julius Rotich (2:10’22”) che in attesa della conferenza stampa si è pappato un piatto di lasagne e del pane (vedi foto). In quella femminile, ben più valida tecnicamente parlando di quella maschile, successo di Priscah Jepleting Cherono, con Ivana Iozzia, terza. Ottimo il crono della vincitrice 2:27’41”.

Di azzurri al via neppure l’ombra. Si sono perse le tracce di Meucci, Pertile è quasi un ex e La Rosa si sta riprendendo, Lalli sembra si sia dato al ciclismo. Coraggio.