Paola Pigni, la rivoluzionaria della corsa

Paola Pigni, la rivoluzionaria della corsa

16 Giugno, 2021
Foto archivio FIDAL
In ricordo di Paola Pigni, leggenda dell’atletica azzurra, scomparsa lo scorso 11 giugno

Ciao Paola, oggi cosa fai? “Salite al Parco Lambro”. Noi tutti dietro.

Ciao Paola, oggi cosa fai? “Il giro dell’Idroscalo, sino all’ancora del Conte Biancamano”. Noi tutti dietro. Qualcuno per seguirla vomitava, ma il giorno dopo era ancora lì.

Paola, fai due allenamenti al giorno? “Si”, rispondeva lei, e allora noi due allenamenti al giorno.

Frasi che riecheggiavano al Campo Giuriati di Milano a cavallo degli anni Sessanta/Settanta, un impianto allora sempre aperto, gratuito, chiuso solo il primo maggio.

Paola Pigni se n’è andata in silenzio sabato 11 giugno, dopo aver preso parte a una cerimonia alla quale era presente anche il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Tutti noi amanti della corsa lunga le dobbiamo dire grazie, lei che è stata l’antesignana, la donna che ha anticipato i tempi nella corsa lunga.

Le donne fino alle prime apparizioni di Paola Pigni su distanze mai percorse correvano le gare sino agli 800 metri, poi grazie al suo impegno, alla sua costanza, al suo spirito di abnegazione, anche ai piani alti delle federazioni internazionali si è capito che si poteva andare oltre.

E Paola Pigni oltre ci andò, corse una maratona di S. Silvestro a Roma nel 1971, pare sotto un vero e proprio diluvio e chiuse poco sopra le tre ore, per un errore di percorso. Peccati di gioventù organizzativi. Allora la maratona in Italia era allestita per il Campionato Italiano e basta. Ci pensò poi Il Road Runners Club Milano a organizzare un’altra maratona con tappe intermedie: 10/20/30 e 42, 195 dal 1973.

Paola Pigni e la passione per le campestri

Paola Pigni amava le corse campestri, una specialità che le ha dato molte soddisfazioni: due titoli Mondiali, il primo a Waregem (Belgio) nel 1973, l’altro a Monza (Parco) l’anno successivo, dove chi scrive ebbe l’opportunità di fotografarla subito dopo aver tagliato il traguardo. Tra le sue apparizioni tra i prati, anche una vittoria nel mitico cross organizzato dal quotidiano “L’Humanitè” dal 1933 al 1968. Paola s’impose proprio nell’ultima edizione. Una manifestazione notissima in Francia, che fu copiata dall’altro quotidiano parigino “Le Figaro” disputata sino al 2000.In pista il suo exploit fu il bronzo ai Giochi di Mosca ’72 nei 1500, con Pietro Mennea (terzo nei 200) furono i soli due allori atletici della nostra nazione.

Un ricco palmares

Nel palmares della donna milanese – trapiantata a Roma e seguita come atleta dal Prof. Bruno Cacchi che in seguito divenne suo marito – tantissimi successi, 19 titoli italiani su varie distanze. Di Paola a Milano si ricordano non solo le sue sgroppate in allenamento, i suoi successi e il record del miglio nella mitica “Notturna” di Milano, le sue partecipazioni con la maglia azzurra e, quel che più conta, l’avere aperto la strada alla corsa a tutte le donne.

All’inizio degli anni Settanta a correre in strada si poteva tranquillamente essere derisi, poi se a calzare le scarpette fosse una donna, apriti cielo! Di queste cose Paola Pigni non si è mai curata, ha proseguito imperterrita per la sua strada, la rivoluzionaria, ha lasciato il suo segno indelebile nella storia della corsa lunga e nell’atletica italiana. Tutte le donne che oggi corrono devono esserle grate. Era nata il 31 dicembre 1945.