Novità, ricordi e tristezze atletiche dei primi giorni di ottobre

Novità, ricordi e tristezze atletiche dei primi giorni di ottobre

02 Ottobre, 2018
Foto Giancarlo Colombo

Diciamolo apertamente Antonio La Torre nuovo DT delle nazionali di atletica avrà un compito assai gravoso. Lo sa benissimo pure lui che aveva rinunciato già in passato alle offerte arrivatagli, preferendo l’insegnamento come Professore Associato di Metodi e Didattiche dell’Attività Sportive presso la scuola di Scienze Motorie dell’Università degli Studi di Milano. Questa volta ha accettato e subito dovrà mettersi al lavoro per cercare di raddrizzare la baracca. Conoscendo il personaggio non farà voli pindarici, non prometterà la luna, ma starà con i piedi ben piantati per terra. Per cercare di ritrovare il bandolo della matassa, occorre una programmazione di anni, non certo di mesi. E questo Antonio La Torre non solo lo sa benissimo ma è un cultore del lavoro fatto per gradi, per arrivare a uno scopo. Qui mi fermo, attendiamo i primi sviluppi che non si paleseranno almeno in termini di convocazioni sino agli europei di cross di Tilburg/Olanda (dicembre). Nel frattempo cercheremo di seguire le sue prime mosse con attenzione. La Torre sarà coadiuvato nel lavoro da Roberto Pericoli, mentre la nazionale giovanile toccherà a Tonino Andreozzi. Nello staff degli azzurri non ci sarà più il nome di Stefano Baldini. Al di là di come sono andate le cose (dimissioni affrettate/ incomprensioni federali e via dicendo), per l’atletica italiana una grande perdita, visto il lavoro fin qui portato a termine. Non cambia la leadership nella corsa in montagna dove in sella resta Paolo Germanetto.

Seul 1988

Esattamente 30 anni fa sulla pista di Seul, un geometra di Vicenza, dopo aver tagliato il traguardo baciò la pista rossa. Il suo nome era Gelindo Bordin. Erano trascorsi 80 anni, quando un altro maratoneta con il nome che pareva un gerundio, Dorando, vinse in maratona. Solo che Pietri, come tutti sanno fu squalificato per essere stato sostenuto dei giudici in dirittura d’arrivo. Gelindo si mise al collo l’oro in una giornata indimenticabile. In Italia era domenica mattina. Bordin è uscito dalle scene atletiche da molto tempo, resta ad ogni buon conto un punto di riferimento di un’epoca che ha lasciato tracce indelebili negli amanti della corsa lunga. “Gelo” perché ogni tanto non ti rifai vivo?

Franco Sar

Come scrisse titolando così una sua intervista qualche anno fa “La Corsa”: Un nome corto, una storia lunga. E’ quella di Franco Sar che è mancato nella notte tra domenica 30 settembre e lunedì 1 ottobre. L’uomo che nel decathlon arrivò sesto alle Olimpiadi di Roma nel 1960. Si disse e si scrisse allora che dopo la performance di Livio Berruti (oro nei 200), il risultato di Franco Sar, fosse il più significativo dell’atletica azzurra. Franco è sempre stato un uomo di poche parole ma di tanti fatti. Il binomio Franco Sar e Carlo Monti (giornalista scomparso due anni fa) era sinonimo di concretezza, era l’atletica del “fare” non dei proclami e delle illusioni. A Tokyo arrivo 13ª proseguì nella sua carriera sino al 1966. Nelle 10 fatiche privilegiava gli ostacoli e il disco. Chiusa la carriera agonistica passò dietro una scrivania con la mitica Snia. Conquistò scudetti, con le maglia gialle delle ragazze, diventò organizzatore, oltre che tecnico. Lo trovavi sempre all’Arena di Milano. Dopo la scomparsa della Snia, fondò l’atletica 2000, negli ultimi anni è stato vice presidente dell’ABC Progetto Atletica. Aveva 84 anni.