Sentite la musica di sottofondo? Noooo. Ma come, siete stati incollati davanti alla televisione per ore per seguire la mitica maratona di New York, e nelle vostre orecchie non è rimbalzata canzone eseguita da Frank Sinatra o da Liza Minnelli?
Si scherza, ovviamente, ma domenica pomeriggio ancora una volta la gara Usa ha fatto centro, almeno negli animi degli aficionados. Una prova femminile, quella di Mary Keitany, da incorniciare per bellezza del gesto atletico e una gara quella maschile che ha tenuto col fiato sospeso tutti sino agli ultimi metri. Alt e qui ci si ferma. Niente tempi, niente considerazioni tecniche, quelle le lasciamo ad altri più competenti.
Alla vigilia della gara molti quotidiani (esistono ancora… non solo internet o Facebook) hanno cercato di entrare nel complesso mondo della maratona anche sotto il profilo economico. Lo stesso corrispondente da New York della Rai ha parlato di un giro d’affari di circa 420 milioni di dollari.
In Italia le cifre relative sono quasi infinitesimali, si devono considerare tutte le nostre prove sui km 42,195 per arrivare, forse, a meno di un quarto della cifra che fa registrare la Big Apple. Dal ponte di Verrazzano (o Verazzano o ancora Verazano secondo le grafie) da anni si parte a onde, non di certo un must per un podista o runner che ha intenzione di fare grandi cose, sotto il profilo cronometrico.
Ma la maratona di New York è un divertimento, una festa, una gioia, specie per i tour operator, o meglio i run operator che in Italia da anni fanno proseliti e che oltre a New York hanno nei loro cataloghi tante altre maratone e mezze in tutto il mondo. Un modo allora di fare turismo? Certo, perché no.
Alla partenza domenica si sono contati oltre 3.000 partenti provenienti dall’Italia, il che significa in una classifica delle maggiori corse di maratona nostrane piazzarsi al quinto posto, dopo Roma, Firenze, Milano e Venezia (prendendo i numeri di chi ha tagliato il traguardo), davanti a molte altre città come ad esempio Torino, che ha allestito la sua gara lo stesso giorno di New York (!).
Veniamo velocemente ai costi. A New York come a Londra si paga caro e salato. Il costo della maratona dei cinque boroughs è di 449 dollari, ai quali si devono aggiungere i costi delle prenotazioni, alberghi e via dicendo. Pertanto un esborso non indifferente per chi vuole attraversare l’Atlantico. Pare che Chicago sia molto meno cara, ma i non americani per ora non la mettono nei loro obiettivi. La maratona stando alle nostre statistiche continua a mietere proseliti, in Italia e nel mondo, c’è un forte incremento in Asia. Di questo andiamo fieri.
Nota a margine (personale). Qualora chi scrive dovesse rifare una maratona (sia ben chiaro a New York, ci sono stato pure io in tempi non sospetti…) sceglierebbe la maratona di Cesano Boscone, alle porte di Milano. Gara certificata, con un percorso di andata e ritorno di 21 km completamente pianeggianti, dove poter arrivare al massimo 30 minuti prima del via, (a Staten Island ore prima del segnale di partenza), trovare la propria borsa per cambiarsi senza fare a botte con gli altri, bere regolarmente ai ristori senza spingersi e via dicendo. Purtroppo la maratona di Cesano Boscone è scomparsa da anni.
Ultimo appunto. Nel corso della telecronaca persone addette ai lavori certamente più esperte e informate di chi scrive, hanno incensato il keniano Kamworor sino alla noia:… li stacca quando vuole, è il vero regista della gara, certamente il migliore. Poi sappiamo com’è finita: terzo! Ovviamente la cloaca massima dell’informazione e della disinformazione (Facebook) non è stata da meno.
Buone maratone a tutti!