Lepri, pacer o pacemaker che dir si voglia

Lepri, pacer o pacemaker che dir si voglia

24 Aprile, 2018

Se permettete, questa volta parliamo di maratona. Quella di Londra. Vista da chi scrive in televisione. Non aspettatevi commenti tecnici o euforici, sono sottintesi, specie i secondi. Voglio trattare l’argomento pacer. Traduzione coloro che “conducono” gli atleti o le atlete durante la loro impresa. Ci sono in qualsiasi maratona italiana, straniera in ogni parte del mondo. Da noi i pacer sono riconoscibili poiché si fanno accompagnare da palloncini colorati. Nelle maratone sono usati per chi vuole finire la sua prova entro un determinato tempo.

Inutile stare a dilungarsi spiegando la loro funzione, poiché ritengo che il 99% dei nostri lettori ne sia a conoscenza. A Londra però è stato diverso. Alla partenza della gara femminile (avvenuta ben prima di quella maschile) un esiguo numero di atlete era sulla linea di partenza e tra queste spiccavano in grande evidenza sei o sette uomini/pivot, con la maglia a strisce verticali simil Juventus o Udinese, fate voi. Avevano l’incarico di condurre le varie Mary Keitany e Tirunesh Dibaba ad abbattere il primato del mondo in gare miste (uomini e donne) che appartiene a Paula Radcliffe con 2:15’25”. Detto tra noi, l’episodio niente di “illegale” ma completamente fuori da ogni logica sotto il profilo meramente sportivo. Volevano usare i pacemaker come fanno tutti? Una bella partenza mista (uomini e donne) e finiva lì. Invece, gli organizzatori avevano studiato tutto alla perfezione: Keitany già in possesso del record only woman, con l’aiuto di questi pacer, avrebbe avuto grandi possibilità di divenire la primatista mondiale.

I “conduttori” del ritmo erano suddivisi per le prime due (Keitany e Dibaba), poi per il gruppo delle inseguitrici (sempre africane), per ultime le atlete di pelle chiara (europee). Com’è finita, l’hanno visto, spero, in molti. Dibaba ritirata, Keitany sfiatata. Vince Vivian Cheruyiot, keniana, da cuore grande.

Discorso opposto per gli uomini, gran crono di Eliud Kipchoge che la maratona la digerisce, come se fosse un rosolio, mentre l’idolo di casa Mo Farah, pare ancora acerbo per il gran salto, anche se ha battuto il record britannico che apparteneva a quel Steve Jones, avversario del nostro Frank Panetta in una “mezza” di 30 anni fa in quel di Monza. Quel giorno Panetta lo fece a fettine!