L’atletica italiana dopo Londra

L’atletica italiana dopo Londra

19 Settembre, 2017

Tanto rumore per nulla. L’atletica italiana dopo la debacle di Londra, ha fatto un esame di coscienza ed ha deciso che qualche correttivo deve essere applicato alla gestione degli atleti. Stop. Si continua così sino nuovo ordine. Chi si aspettava grandi smottamenti, dimissioni, regolamento di conti avrà provato una grande delusione. Certo è che la questione in negativo (in primis sotto il profilo dei risultati), sta andando avanti da troppo tempo, il che non significa che se qualcuno avesse presentato la lettera di dimissioni spontanea, cosa assai rara in Italia, sarebbe mutato tutto. Forse, qualche faccia nuova sarebbe spuntata? Chi scrive, sostiene che in caso di elezioni presidenziali, il gruppo attuale si sarebbe ricompattato (non è mai stato diviso), pertanto avrebbe votato nel segno della continuità. In altre parole, nessuna rivoluzione come avvenne nel dopo Nebiolo. Tanto per essere chiari e senza troppi giri di parole.

Adesso per gli atleti d’elite seguiti da Elio Locatelli si parla di oltre 40, cifra e i nomi entro la fine ottobre saranno resi noti, stando a quanto riportato dal sito ufficiale della FIDAL, dovrebbero lavorare quotidianamente con i propri allenatori personali, ma occorrerà un periodo di verifica da vivere (insieme ai tecnici di struttura) presso i centri federali, di durata mai inferiore ai sette giorni mensili. Conclusione il decentramento obiettivo precedente è fallito. Tutto ciò è stato deciso in data 13 settembre, un mese dopo la chiusura dei Mondiali londinesi.

Se quest’analisi fosse stata fatta in un’altra disciplina sportiva leggi ad esempio il calcio, sport nazionale, che sarebbe successo in attesa? Non oso neppure pensarlo. D’accordo non abbiamo nulla a che spartire con la palla che rotola, con il fuorigioco, con il Var di grande attualità in questi giorni, ma se solo avessimo un po’ più di visibilità e d’interesse nei media, il mese di attesa non sarebbe stato permesso. A ogni buon conto FIDAL sì, o FIDAL no è la nazione Italia che deve cambiare atleticamente.

Ho sentito lo sfogo del prof. Raimondo Orsini tecnico di Daniele Greco, che insegna in un Liceo Scientifico di Casarano (Lecce) il quale ci ha ribadito un concetto chiaro: “Anni fa si andava nelle classi e si diceva agli studenti: “Chi vuole fare atletica”? Adesso si va nelle classi e si dice: “Chi di voi fa atletica?” Chiara la differenza? Sino a 15 anni fa ai Campionati Studenteschi si presentava una media di 50 scuole, l’ultima ne avevo solo 8!! Aggiunge poi che in provincia di Lecce (810 mila abitanti) esiste una sola pista. Si potrebbe continuare all’infinito, ma come tutti sanno incombono a parole le Olimpiadi quelle invernali del 2026 a Milano, invernali, avete letto bene, per quelle estive si parla del 2056, dove sarà pronta L’Arena Civica, la pista di riscaldamento del XXV Aprile e il Saini…. Nel frattempo continuiamo a correre, fa bene allo spirito, al fisico, alla salute.

Ieri il presidente Alfio Giomi è stato intervistato da Radio Radio ecco il suo commento: “Che poi Milano si candidi, è solo bello. Sarebbe bellissimo avere un giorno l’opportunità di fare anche a Milano quello che purtroppo oggi a Milano non si può fare. Io come presidente dell’atletica devo dire portatemi a Milano, sì ma dove? Non c’è un impianto che possa essere realizzato per qualsiasi tipo di manifestazione. L’Arena storica è ancora ferma siamo al punto che dobbiamo ancora rifare la pista. Ben venga Milano, ha un’amministrazione sicuramente di valore e di spessore che darà allo sport l’importanza che merita, ma bisogna far seguire alle parole i fatti”.