Italia: bilancio di metà percorso

Italia: bilancio di metà percorso

07 Agosto, 2024

A metà del guado, o quasi, è arrivata la prima medaglia azzurra. Aggiungiamoci pure “finalmente”, che non guasta. Ci ha pensato un ragazzino di 19 anni, Mattia Furlani, a mettersi al collo il bronzo nel salto in lungo. Quarant’anni dopo il bronzo di Evangelisti. 

Il risultato non ha di certo dell’incredibile. Già dallo scorso anno Mattia Furlani aveva mostrato segnali non di fumo, ma importanti, non vacui. Sin dall’inizio dell’anno nelle prove indoor ha rappresentato una certezza, poi una conferma a Roma, secondo dietro il mostro sacro Milziade Tentoglou. Martedì sera il ragazzo allenato da mamma Kathy Seck ha iniziato con un balzo che ha fatto sognare anche chi non segue da vicino questa disciplina con le molle alle caviglie ha esibito una velocità impressionante e uno stacco da paura. Atterrava a 8,34, il che significava mettere una tacca di quelle che contano nel computo finale. La misura l’ha centrata in due occasioni, una volta con una bava di vento a favore, una volta contro. Meglio di lui il grandissimo greco Tentoglou (8,48) e il giamaicano Pinnock (8,36). Finale di ottimo livello con 8 atleti sopra il “muro” degli 8 metri. Senza troppi giri di parole s’intravvede un futuro assai importante per Mattia. Ha un’eternità davanti a sé, quando rilascia dichiarazioni non è mai sopra le righe (lo potrebbe pure essere vista l’età e nessuno direbbe nulla), è ben gestito. Il mondo è suo.

I conti 

Dopo sei giornate di gare l’Italia nel medagliere atletico incassa per ora solo questo bronzo, ma occorre essere ottimisti e puntare sui giovanissimi, come Larissa Iapichino e Lorenzo Simonelli che molto probabilmente arricchiranno il bottino azzurro (tutti gli scongiuri sono ammessi).

In Casa Italia, intanto, si contano i finalisti, ovvero gli atleti/e arrivati nei primi otto. Sino a martedì sera si possono contare: Massimo Stano (4º nella marcia 20 km), Leonardo Fabbri (5º nel peso), Marcell Jacobs (5º nei 100 m), Nadia Battocletti (4ª nei 5.000 m), Daisy Osakue (8ª nel disco), lo stesso Mattia Furlani (3º nel lungo), Pietro Arese (8º nei 1.500 m).

Nella stanza dei bottoni in Federazione, medaglie a parte, si sogna una quindicina di finalisti: presto ancora per tirare conclusioni, staremo a vedere. E proprio nei 1.500 si è registrata martedì sera una sconfitta clamorosa di Jacob Ingebrigtsen (quarto) da parte dello statunitense Cole Hocker (3’27”65), che nei metri conclusivi ha beffato lo scozzese Josh Kerr (3’27”79) e l’altro americano Yared Nuguse (3’27”80). Ingebrigtsen ha condotto tutta la gara in testa fungendo da pace maker per i suoi avversari. In dirittura d’arrivo è stato letteralmente beffato (quarto in 3’28”24). Pietro Arese ha chiuso con il primato italiano di 3’30”74.