La storia di Irbin Vicco, tra lavoro e pista di atletica

La storia di Irbin Vicco, tra lavoro e pista di atletica

30 Ottobre, 2019
Irbin Vicco, in basso a destra (foto Giancarlo Colombo)

Della maratona di Venezia, chi legge, sa più o meno tutto di ciò che è accaduto. Partenti, vincitori e vincitrice, il passaggio sempre più affascinante in Piazza S. Marco, numero degli arrivati, in altre parole tutti gli ingredienti cui una 42,195, come quella lagunare può offrire. La maratona oltre ad essere una manifestazione sportiva è pure un contenitore d’iniziative collaterali e di storie. Una di queste è affiorata nel corso della presentazione dei cosiddetti top runners (onestamente a chi scrive questa identificazione in stile, molto yankee non piace per niente, ma tant’è).

Terminata questa, sul palco all’interno dell’Expo al Parco S. Giuliano sono arrivati i nomi più importanti dello sport riservato agli amici disabili. Capitanati da una splendida Giusy Versace e dal quel mostro sacro di Alex Zanardi è spuntato un giovane di Varese, Irbin Vicco, 26 anni, amputato sotto il ginocchio (tibiale) della gamba destra. Irbing Vicco come Giusi Versace è un velocista, lei ha già solcato tutti mari della nazionale, e della notorietà in senso agonistico, lui non ancora. Irbing all’età di tre anni subì la parziale amputazione dell’arto. Così mentre la maratona si dipanava lungo la Riva del Brenta, ho ascoltato la breve storia del ragazzo lombardo: “Da piccolo questo problema l’ho assorbito benissimo giocavo con gli altri bambini. Passando gli anni, da ragazzo, ho avuto qualche complicazione sotto il profilo psicologico. Avevo delle percezioni diverse, in altre parole, la menomazione mi provocava dei disturbi psicologici. Mi è venuto incontro lo sport, l’atletica in questo caso, con una protesi del tutto particolare che mi permette di praticare la velocità e il salto in lungo. Non ho ancora ottenuto risultati eclatanti valgo 27”50 nei 200 e 5 metri nel salto in lungo”.

Irbin Vicco ci tiene a ribadire di lavorare otto ore al giorno in una fabbrica di assemblaggio di orologi prima di andare a allenarsi.”Mediamente vado in campo tre o quattro volte la settimana, in campi della Lombardia come Calcinate, Tradate o Cairate. Sono tesserato come normodotato con la Cairatese, mentre come portatore di handicap con la Polha Varese”.
Non tutto è filato liscio per Irving quando ha iniziato a praticare lo sport, dopo le prime gare ha dovuto fermarsi per parecchio tempo per un’infezione all’osso del moncone. Altro punto che il giovane tiene a porre l’accento è il costo delle protesi per gareggiare, apparecchi sostitutivi degli arti dotati di “chiodi” particolari per artigliare meglio i materiali gommosi delle piste di atletica, mostrato tra l’altro al pubblico durante la presentazione all’Expo. Si parla di migliaia di euro!

Irbin Vicco è rimasto dietro le transenne in zona arrivo in attesa di un amico che ha corso con una protesi la gara dei 10 km. Quando l’ha visto arrivare, ha mostrato a tutti noi un sorriso accattivante che è assai difficile da scordare. Irving come molti altri atleti con l’A maiuscola sono stati aiutati dalle fondazioni di Giusy Versace e di Alex Zanardi, quest’ultimo più impegnato nel mondo dei bikers.