Dick Fosbury il rivoluzionario

Dick Fosbury il rivoluzionario

15 Marzo, 2023
Omega fotocronache

Un rivoluzionario. Dick Fosbury, l’uomo che inventò il salto a “gambero”, è mancato il 12 marzo, a 76 anni, nel suo ranch a Sun Valley, nell’Idaho. Fu l’uomo che nel 1968 cambiò la storia del salto in alto: alle Olimpiadi di Città del Messico vinse l’oro con la misura di 2,24 m. Anno delle rivoluzioni, il 1968 prese il via in Europa con il “maggio francese”, guidato dal rosso crinito Daniel Cohn Bendit, e si propagò a macchia d’olio in tutto l’Occidente, anche se la primogenitura spetta all’ università californiana di Berkeley, dove gli studenti protestarono contro la guerra USA nel Vietnam. Ai Giochi di Messico non mancò neppure un bagno di sangue in piazza delle Tre Culture, pochi giorni prima della cerimonia di apertura, esattamente il 2 ottobre, con la polizia che sparò sugli studenti e gli operai; Oriana Fallaci rimase ferita, ma fu creduta morta e portata all’obitorio, dove fu salvata da un prete che si accorse del contrario.

I Giochi di Messico ’68 vengono ricordati per il pugno chiuso di John Smith e Roberto Carlos, primo e terzo nei 200 m, cacciati poi per quello con ignominia dalle Olimpiadi e ghettizzati per anni dagli stessi statunitensi, per il salto in lungo di Bob Beamon con 8,90 m, per i 100 metri piani di Hines in 9”95.

L’altro rivoluzionario fu Dick Fosbury nell’alto, un lungagnone di Portland nato nel 1947. Poiché con il salto ventrale non saliva più di tanto, decise di cambiare cercando di valicare l’asticella con la schiena. Poteva vedere il cielo e sentire sulla schiena il morbido della gomma piuma dei sacconi, che erano stati inventati da poco. In Italia le gesta di Dick arrivarono con i risultati dei trials, lo ricorda benissimo Giacomo Crosa, specialista dell’alto, finalista con 2,14 m proprio a Messico, con un sesto posto in finale, risultato rimasto ineguagliato fino all’oro di Gimbo Tamberi a Tokyo nelle ultime Olimpiadi, a pari merito con Mutaz Essa Barshim.

Crosa, ex voce dell’atletica su Mediaset con un cospicuo numero di Olimpiadi, Mondiali ed Europei alle spalle, lo ricorda per il suo modo di concentrarsi e per la sua leggerezza nel librarsi in volo. Dick, quel giorno, il 20 ottobre del 1968, gareggiò con una scarpa diversa dall’altra, per darsi maggiore spinta. «Era un disegno di artista – ha ricordato Giacomo-, inarrivabile, bello a vedersi. Da allora lo stile Fosbury, a parer mio, è completamente cambiato, la tecnica di superamento dell’asticella non è più così elegante, ora è un salto acrobatico e nulla più, quella fantasia nell’elevazione che aveva Dick non è riscontrabile negli attuali specialisti del salto in alto. Se n’è andato un pezzo della mia vita».

Anche il tecnico Enzo Del Forno, uomo da decimo posto ai Giochi insanguinati di Monaco ’72, ha ricordato la grande innovazione del salto diventato poi “fosbury flop”. «Ritengo che il suo modo di saltare – ha dichiarato il tecnico friulano -, completamente innovativo, abbia dato la possibilità ai ragazzi di intraprendere un modo diverso, più gioioso di saltare, grazie proprio al modo elastico dello stile inventato dallo statunitense con la corsa in curva, tutto completamente diverso dallo stile ventrale che imperava allora nel mondo». Nonostante questo successo, quattro anni dopo s’imposero i “ventralisti” russi. Ci volle qualche anno per vedere la completa affermazione del salto a “gambero”, specie tra le donne, con Sara Simeoni in testa, sino alla bulgara Stefka Kostadinova che con il 2,09 m di Roma ’87 guida ancora, a distanza di anni, il mondo in rosa dell’alto.

Fosbury ha chiuso la sua esistenza domenica 12 marzo, indimenticato campione che ballò solo nell’estate del ’68. L’anno successivo uscì nelle sale il film “Easy Rider”. “Easy”, facile, come il suo salto guardando le nuvole in cielo.